Regia di Sophie Lellouche vedi scheda film
Il mio amico Woody. Alice è una ragazza francese cresciuta a pane e Manhattan. Nonostante una bellezza statuaria e una buona famiglia alle spalle, la sua sfera sentimentale brulica di insuccessi e di uomini mai all’altezza delle aspettative. Il maestro newyorkese le suggerisce perle di saggezza da un poster ai piedi del letto eppure mettersi nuovamente in gioco non è mai facile. Nemmeno quando nella sua vita irrompe Victor, brillante e disilluso costruttore di antifurti in balìa del medesimo impasse emotivo. L’escamotage narrativo del consigliere immaginario ed illustre è riciclato (la mente corre al Cantona di Loach ma anche ad altri come ad esempio l’Elvis di Una Vita al Massimo) ma diciamo che la variante rom-com in questo caso è piuttosto indovinata. Allen è un guru appropriato (fortunatamente non doppiato) e permette all’esordiente Sophie Lellouche di conferire al suo film un piglio cinefilo che non guasta, aiutando peraltro a digerire uno sviluppo di trama un tantino affrettato nella seconda parte. Toni garbati, comprimari funzionali, cameo prevedibile ma ugualmente gustoso sul finale. Bravi Patrick Bruel ed Alice Taglioni, entrambi gradevoli ed efficaci nei momenti giusti.
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