Regia di Alain Resnais vedi scheda film
VOTO 10/10 Dopo averci riflettuto un pò e dopo aver rivisto più volte questo film, sono giunto alla conclusione che L'anno scorso a Marienbad rappresenti uno dei capolavori di Alain Resnais, regista di film effettivamente complessi e misteriosi, labirintici e aperti a diverse interpretazioni. E' una voluta sfida a quella parte del pubblico che richiede film con una narrazione tradizionale in cui lo spettatore possa identificarsi, ed è un'opera che apre la strada a una corrente che si potrebbe definire "barocco-modernista", a cui si sono rifatti senz'altro Peter Greenaway e David Lynch, fra gli altri. Il film non ha una trama vera e propria, i personaggi sono appena accennati, il ritmo è molto lento e vi sono continue variazioni intorno al principale tema narrativo (un uomo cerca di convincere una donna che l'anno precedente aveva ottenuto una promessa d'amore da parte sua): il regista riesce ad instaurare una fertile dialettica fra presente e passato, realtà e immaginazione, costruendo un'opera labirintica in cui spesso è difficile stabilire i piani temporali delle singole immagini. Esercizio di stile? Ammesso che lo fosse, e forse lo è, resterebbe comunque un esercizio di stile coi fiocchi: raramente si è vista un'opera di tale splendore visivo, con inquadrature di estrema bellezza formale magnificate dal plasticismo della fotografia di Sacha Vierny. In definitiva, il contenuto è certamente di presa difficile, forse a tratti un pò troppo ostico e oscuro, ma non arriverei a parlare di anti-cinema come ha fatto qualcuno, solo di un'opera di rottura che volutamente spezza molte delle convenzioni su cui era costruito il racconto cinematografico per aprire una via fino ad allora inesplorata. Difficile giudicare le interpretazioni degli attori: si può solo dire che sono estremamente funzionali alla visione del regista, e irradiano anche loro un fascino gelido e misterioso come il film stesso.
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