Regia di Federico Zampaglione vedi scheda film
Con Tulpa si chiude la trilogia di Federico Zampaglione, cinema delirante che, ripeto, non sono riuscito a capire dove vuole andare a parare.
Tulpa è sicuramente il peggiore dei tre, è un film di infima qualità, nonostante si avvalga della sceneggiatura di Dardano Sacchetti e Giacomo Gensini, oltre alla supervisione dello stesso Zampaglione. Purtroppo, quando il soggetto è quello che è, non si possono pretendere miracoli.
Non accennerò minimamente alla trama, non mi ha preso dal primo fotogramma e ho faticato ad arrivare alla fine.
Dirò soltanto che la vicenda ruota intorno a una donna in carriera, Lisa Boeri (Claudia Gerini) che alterna il lavoro con incontri sessuali di dubbio gusto con uomini sconosciuti, all'interno di un club privato, Tulpa appunto, gestito da un guru tibetano, certo Kiran, che già di suo deprime tutto l'ambiente sordido in cui buona parte della storia si svolge.
Per la prima volta, trovo Claudia Gerini incartata in una parte che non le è congeniale, essere una bella donna non significa necessariamente che le si addica la parte di una cinica arrivista che si concede al primo venuto più per rabbia che per piacere.
Il film inizia con una scena che farebbe impallidire Dario Argento. E di scene orripilanti similari il film è impregnato, solo che di Dario Argento il cinema italiano ne ha partorito solo uno, gli altri film del genere scopiazzati sono infelici aborti, come questo.
La fotografia di Giuseppe Maio è buona, il tecnico ha dovuto lavorare non poco con il colore rosso, che domina all'interno del club, e nei notturni anche esterni dove si consumano efferati delitti.
Mi ha meravigliato la presenza di un attore del calibro di Michele Placido, tra l'altro in una parte poco convincente e incapace di esprimere tutta la bravura di un artista avezzo a ben altre interpretazioni di grande impegno.
Inoltre, se l'intento del film era di sondare nel politico e nel sociale, il bersaglio non è stato colto proprio perchè la storia trasuda di violenza che sortisce l'effetto contrario. Non può essere stato concepito come film erotico, perchè le scene d'amore sono assenti e il sesso presente è avvilente, inquietante e freddo.
La musica di Federico e Francesco Zampaglione accompagna mestamente un'opera che sembra diretta all'obitorio.
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