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RazzaBastarda

Regia di Alessandro Gassman vedi scheda film

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La recensione su RazzaBastarda

di mm40
4 stelle

Un rumeno di cinquant'anni vive in Italia, nelle zone degradate della Capitale, da moltissimo tempo. Qui ha anche avuto suo figlio, ormai 18enne, che la moglie ha ripudiato alla nascita, fuggendo. L'uomo è coinvolto in un vasto giro di spaccio e fa di tutto per evitare che il ragazzo diventi a sua volta un delinquente.

 

Figlio di tanto Vittorio, cresciuto a diretto contatto con il cinema italiano dei grandi autori e dei 'potenti mezzi', Alessandro Gassman giunto ormai al mezzo secolo (classe 1965) decide di sperimentarsi come regista. Viene immediatamente da pensare che ci abbia messo pure troppo; ma forse è questo un segno di saggia riflessione, di attenta valutazione. E, come opera prima, dirige una pellicola che trasuda ambizioni pasoliniane, ma che finisce per essere soltanto 'pasolinesca', formalmente a mo' di Pasolini e null'altro; le periferie romane, il 'core grande così' anche attraverso le bruttezze e le disgrazie, gli sbandati, la malavita e soprattutto la fotografia in bianco e nero leggermente sgranato ricordano gli scimmiottamenti di Aurelio Grimaldi nei confronti del poeta-cineasta di Casarsa, più che le opere di quest'ultimo. La scelta poi di affidare a sè stesso il ruolo del protagonista non paga granchè: Alessandro Gassman che prova a parlare in italo-rumeno sporcato dall'accento romanesco approda semplicemente a un goffo romanesco sporcato da un vago accento est-europeo: controproducente, in sostanza. Tratto dall'opera teatrale Cuba and his teddy bear di Reinaldo Povod con una sceneggiatura del regista e di Vittorio Moroni, Razzabastarda - tutto attaccato, che fa più vero, più duro - non prevede nel suo cast nomi di particolare richiamo (Giovanni Anzaldo, Manrico Gammarota, Madalina Ghenea), se si eccettua la comparsata di Michele Placido. Nastro d'argento per l'opera prima. 4/10.

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