Regia di Stefano Liberti, Andrea Segre vedi scheda film
Toccante denuncia contro i respingimenti degli emigranti in cerca di libertà in Italia. Un fatto che abbiamo avuto sotto gli occhi, sulle pagine dei giornali, per mesi, ma di cui sappiamo poco e niente, complice il nostro (ex)governo meschino e mistificatore, e organi di informazione totalmente asserviti. Il documentario segue il viaggio di diversi africani (molti eritrei) in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni delle loro terre, senza più possibilità di scelta se non quella di affidarsi a naviganti inesperti e fragili imbarcazioni in direzione Italia. Tra la difficoltà di raccimolare soldi per il viaggio, famiglie che si spezzano, malattie, fame e sete, molti di questi africani riescono ad avvicinarsi alle coste italiane: da qui la gioia, i canti di festa, le lacrime di felicità, i sorrisi che si aprono sui volti afflitti dei viaggiatori. Segue l'atroce delitto dei militari italiani, che impassibili alle suppliche degli stranieri, eseguono l'ordine governativo e condannano a morte gli africani, ammanettandoli e consegnandoli agli assassini libici e alle loro prigioni-campi di concentramento/sterminio. Sul riflesso di questi racconti, i filmati-intervista sono intervallati da video tratti dai telegionali che raccontano la macchinazione politica che si nasconde dietro l'operazione respingimenti: in verità sono l'esposizione dei fatti a cui noi siamo stati soggetti durante gli anni passati. Proprio questi video, nei quali compaiono Berlusconi, Maroni, Gheddafi e via dicendo, si comprende appieno la discrepanza tra la cruda e assurda realtà dei fatti, documentata dal film, e le "falsità" vigliacche dei nostri politici. Il risultato è un'immensa compassione verso i poveri emigranti e una rabbia ribollente verso la nostra classe politica che ancora oggi siede nel parlamente italiano.
Uno di quei documentari che strappano lacrime raccontando la verità, senza troppi compiacimenti o effetti scenici, solo parole, volti, espressioni e racconti.
La speranza è quindi quella di vederlo in prima serata su qualche canale rai, o in formato gratuito e universalmente fruibile via streaming web. Quello che più sconcerta è infatti lo stato di totale ignoranza di (quasi) tutta la popolazione italiana riguardo a questi temi, attualissimi e così vicini, eppure così lontani.
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