Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Provincia profonda, prossima all’apocalisse, presente di degrado. La terra è marcia, il cielo è grigio, il sole, semplicemente, non c’è. I bambini scompaiono, rapiti dal nulla, come il futuro: «È stato l’uomo alto» si sussurra di fronte a una birra, nella routine di un lutto trasformato in mantra annoiato. O forse no, non è così. Come Gens, Palud & Moreau e Bustillo & Maury, Pascal Laugier, altro enfant prodige dell’orrore francofono, emigra in terra statunitense. E diversamente dai colleghi, nonostante in Usa abbiano relegato I bambini di Cold Rock allo straight to video, non fallisce. Dopo il calligrafismo perturbante dell’uterino Saint Ange, dopo la carne bruciata al sole di Martyrs, che urlava una politicità furente tra Fulci e Marker, Laugier radicalizza la zotica cattiva coscienza redneck dell’horror americano, ne fa metafora di un’impossibile lotta di classe che qui è solo abisso tra mondi. Il meccanismo narrativo, punteggiato di non detti, teso verso continue domande, disorienta le coordinate morali dello spettatore, a cui alla fine, frontalmente, viene chiesto un giudizio. L’implausibilità della narrazione soffoca sotto la carica allegorica, sotto la perizia angosciante delle atmosfere. Ma bisogna accettare le regole del gioco. Jessica Biel, figura materna complessa, tra il dolore di una carne sterile e una vocazione emancipata dal grembo, è la conferma dell’acuta sensibilità di Laugier nei ritratti femminili.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta