Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Al terzo film il regista francese Pascal Laugier continua la sua (interessante) progressione artistica costruendo un thriller dalle sfumature horror oltremodo spiazzante, in grado di far cambiare giudizi e posizioni allo spettatore più volte durante la visione, portando quindi ad una partecipazione totale che se da un lato lascia comunque qualche dubbio dall’altro mostra un’evoluzione “in progress”che regala sorprese inaspettate ben cesellate.
Nel sempre più derilitto paese di Cold Rock è da tempo che i bambini vengono rapiti senza che nessuno riesce più a ritrovarli.
La gente del posto pensa che il responsabile sia un misterioso “uomo alto”, ma quando il bambino rapito è quello dell’infermiera Julia Denning (Jessica Biel) qualcosa di diverso dalla semplice superstizione comincia a trapelare mettendo in subbuglio tutto il paese.
Pellicola decisamente particolare, in grado di cambiare gli umori, suoi e dello spettatore, con disarmante continuità, passando dall’essere banale a intraprendente, da fallace a sociale creando in generale un’atmosfera penetrante ed insolita.
Così i primi quaranta minuti creano le giuste premesse che esplodono con un rapimento e seguente inseguimento di fattura notevole e suspence progressiva, mentre subito dopo tutto pare scricchiolare pericolosamente fino a costringerci ad un esame di coscienza sulla reale qualità del film che sembra precipitare improvvissamente.
Ma poi, premesso che qualche aspetto non è calzante (ad esempio tutti sono sulle tracce di Julia, ma nessuno si reca a casa sua), avviene un rimescolamento pressoché totale delle carte in tavola, con cambi di prospettiva anche radicali (il punto focale ribalta la figura della protagonista fino poi a puntare su altro) che rimettono molte cose a posto, altre spetta a noi metterle in ordine, obbligando ad un “rewind” radicale.
Una formula ardita e mutevole che complice il dramma centrale (i bambini sono spariti nel nulla) assorbe completamente (ad esempio il dolore misto pazzia sul volto di Jessica Biel lascia senza parole) arrivando ad un finale sorprendente che affonda le radici nel sociale (se sono i bambini, e solo loro, a sparire c’è un motivo pratico).
Su questo aspetto si potrebbe aprire un’ampia discussione (a parte il concetto in se, le immagini non sono potenti e convincenti come la maggior parte del resto del film) in grado di spostare il baricentro del giudizio sull’opera in quanto tale, ma personalmente le sensazioni imperanti che mi sono rimaste sono lo smarrimento e lo stupore per l’evoluzione continua della trama, oltre che un’importante soddisfazione maturata per la cura dell’estetica soprattutto grazie ad atmosfere indicate.
Bello e sconcertante.
Altro passo in avanti importante nella sua carriera.
Conferma di non essere un regista banale, di sapere osare e soprattutto di farlo con un consapevolezza fuori dalla norma.
Ruolo ottimo per la sua evoluzione e per tutta una serie di emozioni che suscita.
Soprendenre la Biel che conferma le sue doti dinamiche nella prima parte e poi tira fuori un'emotività sconvolgente nella seconda.
Molto brava.
Ad un certo punto il suo personaggio scala le posizioni di importanza nella storia.
Lei si dimostra adeguata, con lo sguardo, e la curiosità che questo comporta, giusto.
Più che sufficiente.
Dopo averlo apprezzato in "Pontypool", qui l'ho (ri)trovato con piacere nei panni di un tenente integerrimo.
Volto perfetto per situazione e luogo.
Discreto.
Nei panni dello sceriffo di Cold Rock che nella prima insinua più di un dubbio.
Sufficiente.
Ruolo non determinante, anche se un paio di scene forti non le mancano.
Sufficiente.
Compare in pratica solo nell'introduzione.
Sufficiente.
Il bambino oggetto del contendere.
Sufficiente.
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