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I bambini di Cold Rock

Regia di Pascal Laugier vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su I bambini di Cold Rock

di alan smithee
8 stelle

Dopo lo shock provato con Martyrs, di fatto uno degli horror più terrificanti, furenti e sadici degli ultimi decenni, aspettavo con molto interesse il ritorno alla regia di Pascal Laugier; che questa volta varca l’Oceano e, forte di una produzione a medio budget franco/canadese, sforna un horror dai risvolti seri dettate da problematiche socio-economiche spesso lontane da prodotti di genere. Nel film infatti, dall’orrendo titolo italiano appioppato con molta fretta e poca vena creativa, la paura è uno solo dei punti forti dello svolgimento, grazie all’affiorare potente di ripercussioni di carattere etico/sociale che vengono a galla soppiantando (o mettendo da parte) un clima di sola tensione che evidentemente non basta al buon prodotto ne’ tantomeno all’ambizioso regista francofono.

Sulla vicenda non è proprio possibile raccontare nient’altro di quanto sommariamente anticipato nella scheda del film, dato che il tessuto della storia, spesso teso e adrenalinico, cambia spesso di registro e i personaggi coinvolti si trovano spesso a passare da eroi a demoni malvagi con una sola (abile) virata di sceneggiatura. Ogni dettaglio in più finirebbe per arrecare danno ai futuri spettatori svelandone almeno parzialmente i giochi.

Bisogna comunque prendere atto che il film si avvale di una sceneggiatura accurata e scritta con abilità che, accompagnata da una regia davvero efficace (direi che dal punto di vista tecnico si tratta del miglior film del regista), fa sì che la trama scorra veloce regalandoci una prima parte da cardiopalma. Alla buona riuscita emotiva e al convincente tasso di tensione che non molla lo spettatore contribuiscono pure i validi interpreti, tra i quali solo la bellissima (ma non solo) Jessica Biel ci risulta nota; la neo-diva riesce ad essere più che credibile in un ruolo altamente controverso in cui risulta sempre in grado (e non era poi così scontato) di rimanere credibile nonostante la sua monumentale perfezione fisica (quasi sempre buon trampolino di lancio, ma spesso pure un freno per la resa espressiva che rende l’attore interprete di qualità).

Alla fine, dopo tutto il turbinio di vicende che sbaragliano lo spettatore, questi si trova combattuto se credere all’uomo nero o se propendere per una soluzione più razionale, imparando oltre tutto a non fidarsi ormai più di nessuno, forse neppure delle supposizioni apparentemente acute del suo eventuale vicino di poltrona, che molto presto scoprirà pure lui di non aver capito nulla o quasi: la pellicola infatti poco a poco esce dai binari dell’horror commerciale (senza tuttavia rinnegarne ne’ il genere ne’ la natura di prodotto prettamente acchiappa pubblico, pur se di ottimo livello) per porsi un unico inquietante universale quesito: è moralmente più consigliabile lasciare i bambini nati in situazioni difficili o degradate in balia del luogo e della famiglia d’origine o è più opportuno dar loro una sistemazione più asettica ma almeno apparentemente confortevole e foriera di un esistenza più agiata in un contesto socialmente più sviluppato? E’ una domanda che non merita una risposta e che, da persone sane di mente, ci si dovrebbe vergognare solo di porsi, a patto di non trasformarsi nel mostro da leggenda metropolitana che pilota l’agghiacciante vicenda del film. Non proprio dello stesso avviso sarà la ragazzina co-protagonista della vicenda, che in un finale sempre più spiazzante troverà il coraggio di ringraziare ed essere riconoscente alle sue ben tre madri che, come capirete se vedrete il film, caratterizzeranno la sua personale esperienza giovanile. E’ questo finale così scandalosamente conciliante il pezzo forte di un film che con questa virata sulla normalità (dopo l’orrore) si conferma il degno seguito del terrificante Martyrs.....vero?....vero!??....(chi vedra' capirà.....)

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