Regia di Pascal Laugier vedi scheda film
Per comprendere appieno la personalità di Pascal Laugier bisognerà attendere il suo quarto lungometraggio. La pasta autorale c'è, indubbio; gli auguriamo dunque di compiere il passo decisivo verso la consapevolezza e la proprietà completa della materia. Perchè la sensazione è quella di un regista nettamente capace e per nulla scontato, in cerca di un percorso proprio atto a coniugare genere e originalità, dicendoci sempre qualcosa. Il monologo-confessione finale della brava Jessica Biel la dice lunga sull'uso del linguaggio horror-thriller del nostro, utilizzato anche in questo episodio (dopo lo sconvolgente Martyrs) per affrontare discorsi di carattere sociale, in tal caso l'incapacità d'essere genitori e la pericolosità del degrado di certa provincia americana (torna alla mente il bel Un gelido inverno, dramma d'ambientazione similare), sintetizzabile in un "no future" a cui sotrarre innocenti per donar loro nuove possibilità. Sottotesti forti dopo un gioco a nascondino in cui il regista francese oscilla tra i generi, rimanendo sospeso in un'attesa tensiva che incuriosisce e imbriglia lo spettatore, rischiando però alla lunga di lasciarlo a bocca asciutta. Piacciono il taglio realista, la fotografia e il piglio indipendente da basso budget gestito al meglio; piacciono meno la sceneggiatura un po' confusa e una certa lentezza d'insieme.
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