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The Iceman

Regia di Ariel Vromen vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Iceman

di alan smithee
6 stelle

Forte di una storia davvero interessante, dai risvolti incredibilmente macabri e noir (e tutta vera oltretutto!!) e di un cast composto da nomi illustri, pertinenti e spesso davvero azzeccati, "Iceman" è uno di quei film che, sotto l’ala ispiratrice di uno Scorsese anche solo mediamente in forma avrebbe avuto le carte in regola per non sfigurare con la perfezione conclamata di opere cult come “Quei bravi ragazzi” e “Casino”; tanto da poter idealmente chiudere una trilogia dell’autore sulla malavita mafiosa e le "connection" di fine '900 in territorio americano.

Purtroppo nelle mani del pur volenteroso ed impegnato (ma inevitabilemnte più “ordinario”) Ariel Vromen, la storia del’ascesa repentina ed irresistibile del sicario di origini polacche Richard Kulinski, uomo di ghiaccio per la freddezza del proprio carattere e per l’utilizzo, come base d’appoggio della sua organizzazione criminale, di un camioncino per la vendita ambulante di gelati, appare come un compitino corretto svolto con la buona volontà e l’impegno di uno scolaro modello più disposto a seguire il proprio senso del dovere che le ragioni più pure ed acute di una ispirazione artistica tale da rendere unica l’opera e di conseguenza il suo autore.
Di fatto la presenza massiccia, quasi “wellesiana” di un Michael Shannon sempre più attore di culto (una potenza attoriale alla Philip Seymour Hoffman), la presenza dello scorsesiano nostalgico Ray Liotta (qui invero troppo sottotono per rendere perfetto un ruolo splendido che sulla carta potrebbe assimilarsi a quello che Scorsese riservò con esiti esaltanti all' inarrivabile Joe Pesci) e della ritrovata (anche lei scorsesiana) Winona Ryder, per non parlare dell’ottimo “vilain” Robert Davi sempre più butterato, dei ruoli insolitamente maturi per attori fino ad ora troppo attenti all’aspetto esteriore come il muscolare Chris Evans (qui reso quasi irriconoscibile e alla sua prova migliore), nonché di un paio di camei illustri da parte di due apprezzati giovani interpreti piuttosto lanciati come James Franco e Stephen Dorf.
Il film ambientato benissimo nel contesto di una ovattata società anni ’60 e ’70 che rende ancor più stridente la scia di sangue di una mafia tentacolare e spietata più che mai, trova la sua forza nelle improvvise esplosioni di rabbia e violenza del killer spietato protagonista un di vero e proprio massacro prima di essere acciuffato, e nella disinvolta e naturale doppiezza di ruoli che lo stesso riusciva a cucirsi addosso per coniugare la serena ed ordinaria vita famigliare con  la professionalità necessaria al ruolo di spietato giustiziere al soldo di Cosa Nostra.

 

 

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