Regia di Ariel Vromen vedi scheda film
"THE ICEMAN",uomo di ghiaccio....personaggio schizofrenico quello di Richard Kuklinsky,da un lato marito/padre modello a cui si contrappone un efferato assassino al soldo della mafia.Il ghiaccio è quello dei cadaveri e di un anima abietta le cui vite altrui divengono "lavoro" da macelleria.Trent'anni di una vita americana vista dal regista israeliano Ariel Vromen,costruttore di un piccolo film indipendente ma ricco di forme "noir",quelle di cui erano intrisi le strade new-yorkesi degli anni 70.Quella di Kuklinsky è (purtroppo) storia reale e non romanzata,la sua vita è degna di un romanzo dell'orrore dalle tinte fosche.Il film è un esercizio di stile convincente sin dai primi passaggi,nei gesti e sopratutto nel gelo di uno sguardo incarnato maestosamente da Michael Shannon.Presentato fuori concorso al Festival di Venezia è la classica "ciliegina sulla torta",un manifesto assolutamente fuori dallo schema del mainstream hollywoodiano,"prestato" letteralmente al cinema americano.Vromen evita di cadere nelle facili "agiografie",disegnando una storia difficile da raccontare ma che si presta a mille sfumature.Un epica disturbante e difficile da digerire, ma tanto magnetica e visivamente eccelsa per non essere considerata un ottimo film "psicologico".Perchè la psicologia? la regia sembra infatti riporre l'impianto filmico nella vis-ambigua di Kuklinsky/Shannon,uomo schizoide che nella frase "non uccido bambini" sembra possedere una parvenza d'umano,smentita dal fratello galeotto di quest'ultimo che ribadisce l'infanzia da piccolo killer di Kuklinsky.L'esaltazione del "ghiaccio umano" è tangibile nelle riprese nevrotiche relative al "tamponamento/inseguimento" e "la sfuriata con la moglie" momenti di alta tensione nervosa,nelle quali il personaggio distrugge una (finta) facciata perbenista dando spazio alle ombre che lo contraddistinguono.Tutto è concentrato nell'America anni 60/70 delle famiglie mafiose,un ritratto da "gangster/movie" spartito nei "riti familiari" o nei modus/vivendi delle buone famiglie americane.Un condensato di estetica da famiglia "perfetta" impregnato di stile "noir",un noir atipico che ricorda uno Scorsese d'annata,ma rispetto al regista italoamericano la regia di Vromen non è pervasa dal "mito" del gangster,nei cerimoniali o nelle vis-grottesche,in questo film c'è un pathos piu' gelido affiancato da un enorme nevrosi psicologica.Manca pero' il tocco in piu',forse una lacuna nello script che impoverisce un ottimo film,una narrazione da tema incompiuto,salvata da passaggi scenici imponenti,vedi l'arresto finale,un connubio enorme e atroce di emotivita' e ira distruttiva.Vorrei infine menzionare l'ottimo cast:dal magnifico Shannon,monumentale Killer,di quelli da tremore alle mani,un personaggio tragico raffigurante le "ombre" umane.C'è poi il redivivo Ray Liotta nei panni mai svestiti del boss mafioso,questa volta non piu' "bravo ragazzo" ma dello spietato killer Roy Demeo,senza dimenticare il significativo e "funereo" cameo di James Franco,infine il personaggio femminile della candida mogliettina Winona Rider.Aspetto con ansia di rivederlo sugli schermi italiani,perchè "THE ICEMAN" è una di quelle storie fosche e ambivalenti,una rappresentazione traumatica e nevrotica di un assassino dalla "VITA NORMALE".....
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