Regia di Nick Murphy vedi scheda film
Una ragazza viene stuprata e uccisa. Un pedofilo è sospettato, ma rilasciato per insufficienza di prove. Due fratelli sbirri lo uccidono. Ma quando si scopre il vero colpevole, in superficie affiorano i sensi di colpa, destinati a divampare in crisi di coscienza mentre il cappio si stringe intorno al collo di Joe e Chrissie Fairburn. Più che le indagini sugli omicidi, risolte con soluzioni frettolose e semplicistiche, allo sceneggiatore Bill Gallagher interessano le piaghe interiori che gli avvenimenti spalancano nei protagonisti. La fratellanza come legame simbiotico e inevitabile, la paternità come custodia di una memoria sempre più sfuggente, comunque sedimentata nel profondo come una lezione di storia appresa in gioventù: il vecchio Lenny Fairburn, ex poliziotto giustizialista, è ormai preda del morbo di Alzheimer, ma le sue orme sono ripercorse dai figli. Blood è fin dal titolo un’opera sul sangue versato e su quello che scorre nelle vene dei membri di una famiglia, prigioniera di diktat reazionari ma capace di mettersi in discussione. Murphy valorizza il materiale umano a sua disposizione (la contrapposizione fisiognomica tra Bettany e Graham in grande forma), calandolo nelle atmosfere piovose e malinconiche della periferia inglese. Se le insistenti apparizioni del pedofilo ucciso contraddicono la monolitica concretezza visiva, i primi piani sugli occhi di Joe/Bettany la riaffermano con rinnovata potenza, come correlativo oggettivo di una temperatura emotiva sempre prossima alla glaciazione.
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