Regia di Ron Howard vedi scheda film
1976. Dal Brasile al Giappone, Niki Lauda e James Hunt diedero vita a una rivalità che trascese la Formula 1. Una storia di sofferenza, trionfo, fiamme nell’abitacolo o in minigonna che Ron Howard ricostruisce senza mai superare la giusta misura tarata sul registro classico. Nel pieno rispetto dell’identità dei suoi protagonisti - magistralmente interpretati - sposta continuamente il baricentro drammaturgico da un pilota all’altro, astenendosi da giudizi morali, rincorse al pathos hollywoodiano, sofismi psicologici e letture forzate. Un’opera asciutta, attenta, che si apre all’emozione raccontando semplicemente ciò che avvenne con rara perizia filologica. Le ricostruzioni d’epoca sempre esatte - senza alcun ricorso a facili immagini di repertorio - incorniciano un’evocazione sportiva grafica, narrativa e scenica in cui il dato cronachistico sposa una raffinata ricerca sui dispositivi di ripresa delle gare, in grado di agganciare la materia trattata ai codici della contemporaneità. Camere car, riprese in abitacolo, in retrovisore, ad altezza pista o su pedaliera si alternano per restituire la completezza del gesto, l’adrenalina del rischio, la potenza dell’incontro tra corpo umano e meccanico. La crudezza delle poche, scioccanti immagini di degenza dello sfigurato Lauda non chiede nessun pegno empatico in cambio. Non ricatta, semplicemente racconta. Così Rush, da semplice biopic di una rivalità sportiva, diventa la grande narrazione di un’epoca perduta.
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