Regia di Ron Howard vedi scheda film
Sono solito evitare i film con soggetto sportivo, perché in genere destano in me un interesse limitato. Eppure stavolta ho avvertito un richiamo quasi spontaneo, una sorta di fiducia preventiva nei confronti del buon nome del regista Ron Howard. Ho osato l'azzardo e la scommessa per fortuna è stata vinta. E non di margine, bensì incontrando il mio favore ben oltre ogni mia più rosea previsione ottimista.
Opera basata su fatti e persone reali, dunque più un biografico (tuttavia non so giudicare quanto si sia abbandonato al puro romanzato), al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare non è una mera successione di gare. L'aspetto che più ho apprezzato, infatti, è proprio rappresentato dalla cura e dall'attenzione riversate sul "contorno", ovvero su una sceneggiatura di tutto rispetto. Gli eventi, i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi non sono affatto banali o pretestuosi. Anzi, credo siano invece l'autentico cuore pulsante. Non era scontato che così fosse. Da qui la mia sorpresa.
L'intreccio è accattivante e sa come conquistare, motivando con costanza la passione e la partecipazione emotiva anche di chi non fosse particolarmente attratto dalla Formula Uno. Da una parte non si abusa della spettacolarità delle corse e dall'altra si approfondisce con una certa sensibilità di sguardo le condizioni umane e psicologiche della vita di quel mondo. Chris Hemsworth (James Hunt) e Daniel Bruhl (Niki Lauda) sono al centro di tale processo, ma non per questo le altre figure vengono trascurate, dato che tanto secondarie non sono. Penso nello specifico ad Alexandra Maria Lara (Marlene Knaus).
Consigliato. Vanta un ritmo, una tensione e una velocità pari alla competizione fra i due protagonisti, con i quali l'empatia è garantita. L'enfasi è specialmente sul respiro drammatico, non risparmiandosi il dolore, la crudezza e la violenza, che potrebbero urtare le menti o gli animi più impressionabili. Comunque non manca qualche scena simpatica. E sono sicuro che i discorsi e le riflessioni su questo pericoloso gioco a sfida della morte ricompenseranno pure per codesti spettatori il prezzo del biglietto. Da vedere rigorosamente al cinema.
La vera storia di due dei più grandi rivali che il mondo abbia conosciuto, il carismatico pilota inglese James Hunt e il suo avversario, il metodico e perfezionista Niki Lauda. Il film rivela le loro vite dentro e fuori dai box e segue i due piloti mentre mettono a dura prova la loro resistenza fisica e psicologica, in un mondo in cui non ci sono scorciatoie per la vittoria, né margini per un errore. Se sbagli, muori.
La musica originale di Hans Zimmer alterna l'energia dell'adrenalina alla discrezione di una dimensione più intima. Non prevarica, ma al contrario accompagna sommessamente le immagini e i motori reboanti. Ulteriore pregio nel creare l'atmosfera più consona deriva poi dai contributi anni '70 di Dave Edmunds, Steve Winwood, Mud, Thin Lizzy e David Bowie.
Nulla, tanto che era davvero forte la tentazione persino della quinta stella su cinque!
Non tradisce le attese e dimostra il talento che distingue un vero professionista da un mestierante.
Ruolo limitato, però la presenza di Suzy Miller non passa inosservata.
Non ha una grande espressività, ma nella parte di James Hunt convince e riesce a essere credibile.
La somiglianza fisica a Niki Lauda s'accompagna a una robusta interpretazione di carattere. Ottimo.
Della sua Marlene Knaus colpisce soprattutto l'intensità degli sguardi e del volto. Molto brava.
Breve partecipazione nei panni di Clay Regazzoni.
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