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Rush

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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Scarlett Blu

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La recensione su Rush

di Scarlett Blu
8 stelle

Rush, l’ultimo film del bravo regista Ron Howard, si è rivelato per me una vera grande sorpresa, senz’altro migliore degli ultimi films tratti dai discutibili romanzi di Dan Brown, di cui ho visto solo Il codice Da Vinci.

 

Ottimo film, spettacolare ben girato e ricostruito in maniera mirabile, poche ed essenziali le immagini di repertorio ben inserite, tra cui quelle finali che mostrano i veri Hunt e Lauda, che danno un gusto un po’ nostalgico; emozionante, adrenalinico e teso, non annoia mai e lascia incollati con gli occhi allo schermo, fino all’ultima inquadratura.

 

A dispetto di un argomento, quello del mondo delle corse e della Formula 1 in particolare, che non cattura la mia attenzione, mi sono lasciata coinvolgere moltissimo da una storia che parla sì di sport, ma prima di tutto di uomini fuori dal comune, personaggi che sono entrati nella leggenda segnando un’ epoca, quella degli anni ’70 che il film ci restituisce con tutta la loro atmosfera, tra ambienti, costumi e auto da corsa, quando chi correva sapeva che giocava una partita con la morte e rischiava la vita ogni secondo, e un paio di piloti morivano ogni anno in un gran premio, come commenta la voce fuori campo di uno dei protagonisti di questa storia vera e appassionante.

 

Conoscevo per sommi capi la vicenda di questi due piloti, James Hunt e Niky Lauda, uno inglese e l’altro austriaco, personaggi agli antipodi per stili di vita, caratteri e mentalità.

Il primo, Hunt, passionale in tutto, ribelle e un po’ guascone, refrattario alla disciplina e alle regole, incosciente e amante di belle donne e della bella vita; il secondo il topo Lauda, più serio, severo, quadrato e inquadrato, freddo e calcolatore, determinato e geniale nel saper comprendere e risolvere problematiche legate alla meccanica di un motore e di un’auto, ma al limite dell’antipatia nell’approccio col pubblico e i giornalisti; contraddittorio, eppure coraggioso e onesto fino in fondo, alla fine, nel momento supremo di dover ammettere paure e debolezze umane.

Il film racconta la storia di una sfida fatta di coraggio e lealtà che è competizione sportiva, ma non solo, è uno scontro di personalità, di talenti che vogliono superarsi e superare i limiti.

Una storia di destini personali segnati da amori, passioni, vittorie, traguardi, sconfitte e incidenti terribili, quello di Lauda, - perfettamente ricostruito nella dinamica - che sfiora la morte tanto da ricevere l’estrema unzione, e di fronte alle vittorie del rivale, nonostante la sofferenza e il dolore impressionante, il disappunto penoso della moglie Marlene, ritrova l’energia per reagire e tornare in pista.

I due attori mi sono sembrati bravissimi e perfettamente calati nelle psicologie e personalità dei due protagonisti; il biondo e affascinante Chris Hemsworth, lascia il martello di Thor, per indossare i panni e la tuta da pilota di un personaggio inquieto e molto più sfaccettato del muscoloso figlio di Odino, e ci regala un’ interpretazione perfettamente convincente dell’irruento e scanzonato James Hunt; l’attore Daniel Bruhl che interpreta il severo e rigoroso Niky Lauda, per me è una rivelazione: è altrettanto bravo e convincente a rendere le espressioni, gli atteggiamenti e i gesti di un uomo che conosceva le sue potenzialità e i suoi limiti e sapeva fin dove poteva spingersi, senza per questo mancare di coraggio, orgoglio e forza.

Il coraggio che ci vuole per credere in se stessi e correre su una pista su cui si abbatte una pioggia torrenziale simile ad un muro d’acqua che rende quasi impossibile vedere.

Una nota positiva anche al nostro Pierfrancesco Favino nei panni del pilota compagno di scuderia italo/svizzero Clay Regazzoni; compare per circa un paio di scene al massimo, ma si fa notare e ricordare.

Se proprio devo trovare un pelo nell’uovo, è la caratterizzazione un po’ macchiettistica degli italiani, tipica di alcuni film americani credo, e un po' mi spiace: parlo della scena, per altro molto divertente, della macchina in panne in aperta campagna, dove Lauda e la futura moglie fanno l’autostop e vengono raccolti da due giovani esuberanti e un po’ caciaroni fans della Ferrari.

Non so se l’episodio sia vero e quanto fedele... probabilmente sì, così mi è stato detto da chi conosce la storia meglio di me.

Credo che gli appassionati di F1 ameranno questo film, e forse lo apprezzerà molto anche chi come me, non segue abitualmente questo sport.

La storia è potente, emozionante, ti trascina e ti catapulta al centro della pista, investe col rombo assordante dei motori, e quella ruota che decolla dopo lo schianto delle auto, in una delle prime scene, hai quasi paura che ti venga addosso.
È quasi come essere in prima fila al Gran Premio di Monza.

Non credo di esagerare a definirlo un film bellissimo e riuscitissimo.

Da non perdere. 4 stelle piene e meritate.

E ho detto tutto.

Sulla colonna sonora

Mi è piaciuta ed esalta davvero bene il film, accompagnando la tensione che in questa pellicola non manca affatto.
Mi ha anche sorpreso quando in una scena mi è parso di sentire una canzone italiana cantata da Rosanna Fratello (???)... correggetemi se sbaglio.

Su Ron Howard

Solida e convincente. Ottima.

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