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Rush

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Rush

di bluefalcon
10 stelle

"...la felicità è pericolosa, ti indebolisce..." "il 20 % di possibilità, non di più..."

 

Con queste parole e con il fatto di essere stato targato come "il topo più stronzo della formula 1 di tutti i tempi", s'inaugurò la stagione che vide due Dei dell'olimpo scendere sulla terra. Il primo, un essere assurdamente dionisiaco, completamente dedito a bacco tabacco e venere...bello e irresistibile tombeur des femmes...il Jim Morrison delle corse (e guarda caso come Morrison se lo portò via un arresto cardiaco) , il paladino James Hunt, il cavaliere in eterno conflitto con le sue paure, e con i dubbi che lo divoravano ogni volta che prendeva parte ad una gara (le crisi di vomito erano li a dimostrarlo). L'altro, l'alieno, il non umano, il "calcolatore vivente", il maestro del senso della misura...così antipatico che persino i topi veri preferivano evitarlo, "l'opportunista seriale", ma anche genio capace di modifiche che nemmeno il miglior meccanico della migliore scuderia dell'epoca avrebbe saputo inventare "le abbiamo provate tutte..."! "....Davvero? Avete provato col magnesio?" Sguardi attoniti ed increduli, ci voleva il nuovo arrivato, uno sconosciuto che fino a pochi giorni prima pagava per correre, capace di mettere in subbuglio e ribaltare lo status quo delle corse, un genio assoluto, di una freddezza glaciale, ma tanto efficace da risultare scomodo a qualunque concorrente.

 

Ebbene, nel primo agosto 1976 (io ricordo quella gara perché con la famiglia eravamo proprio in Carinzia quella domenica catastrofica del Nürburgring) c'erano proprio tutti. C'erano i due amici rivali, c'era un tale Mario Andretti che pian piano andava affermandosi con le John Player Special (mai piaciuto da...like immediately), c'era la Ligier di Laffitte, c'erano le straordinarie ed "impotentemente innovative" Tyrrell 6 ruote, veloci su rettilineo che però causavano problemi in curva, (Jody Schekter ne sapeva qualcosa) ed ultimo ma primo in importanza, fu presente l'angelo custode Arturo Merzario, che ebbe il merito di staccare le cinture di sicurezza dal corpo in fiamme del povero Nicky.

 

Sarò davvero sincero, è la prima volta in assoluto che mi capita di vedere un film per ben tre volte consecutive prima di scriverne una seppur pallida recensione in confronto a quanto scritto fin'ora (a proposito, complimenti a Maso per tutte le emozioni che ha saputo trasmettere con il suo lungo ed indovinato intervento che è stato per me molto ispirante). Questa volta il nostro Ricky Ron Howard (guarda caso tre segni dei Pesci in tre posti fondamentali Lauda, Merzario e Howard-e di certo me sarà sfuggito un quarto) non lascia scampo alla concorrenza, semmai di concorrenza in questo caso si possa parlare, dando vita ad un film che certamente supererà in fama il già celeberrimo "A beautiful mind". Eggià....il celebre genio delle equazioni matematiche vs il fantastico genio calcolatore delle gare di formula 1; credo che il velato paragone, anche se circostanziato da qualche lustro di distanza, ci possa tranquillamente stare. Avrà il nostro Ron intuito qualcosa del genere, prima di apporre la firma al suo storico capolavoro? E vogliamo dirla tutta? A Fonzie di certo non sarà dispiaciuto affatto rivedere qualche suo antico mito, riportato in auge proprio dal suo ex pupillo (e perché no...sebbene velatamente, anche quello di Marion).

 

E le donne? Le vogliamo dimenticare? Si, perché, come in ogni accadimento che si rispetti,  (come disse bene il grande romanziere Maestro di teatro romantico Alexandre Dumas) CHERCHEZ LA FEMME! La più palese delle pratiche dimostrazioni che  dietro un grande uomo c''è sempre, in bene o in male, una grande donna. Ed eccola qua, la femme fatale davanti alla quale anche il miglior computer vivente s'inceppa, arrendendosi all'evidenza dei fatti, e cioè che l'amore della donna che ami non è opinabile e che la sfida al rischio non regge davanti ad un evento simile. Ed il tutto, nell'ancora eccellente cerebro austriaco, avviene in pochi istanti, in qualcosa che ha del dejà vu, un "io ero già qui in qualche modo...è così che deve essere..." E tutto questo mentre le ferite non ancora rimarginate coninuano a sanguinare, mentre il corpo chiede solo di sopportare quel dolore tremendo.

 

Lo sport è amore, lo sport è passione "siamo qui per questo" esclama un ingenuo e divertito Clay Regazzoni, ingnorando il fatto che davanti a lui stava un certo alieno genialoide, vincitore di altri due campionati mondiali, 1977 con la Ferrari e 1984 con la McLaren (dopo quello del 1975, sempre su Ferrari). E tutto questo in un'epoca dove gli eroi si immolavano in nome dell'amore e della passione. Ma poi ogni epoca passa ed arriva quella della ragione e del senso della misura, al quale però bisogna pagare un dazio, cioè quello di passare delle domeniche pomeriggio in una noia stratosferica, defraudati di quel senso di vacuità esistenziale che faceva dei piloti di F1 i novelli gladiatori dell'arena romana ai tempi dei Cesari.

 

Lascio ad ognuno tirare le debite conseguenze su queste valutazioni filosofiche di un sabato sera dell'anno 2024, per giunta piovoso e...ma almeno non ci sarà la necessità di una quarta consecutiva visione del capolavoro di cui sopra, di questo sono certo. Volete un piccolo spunto? Eccovelo...

 

Ma la felicità davvero indebolisce? E se si, qual'è la parte dell'animo umano indebolita da tale necessità? Che sia da ricercare in un'infanzia mal vissuta, in modo rigido e tormentato, seguendo il freddo diktat famigliare, un tradizionalismo storico esacerbante, il mito del padre castrante  che creerà personaggi in bilico fra fredda lucidità ed ispirata follia? E quanto spazio occupa il presentimento che l'inevitabile ti potrebbe attendere dietro la prossima curva sul circuito del Nürbugring?

 

Allora è vero che "Dio ha un piano per tutti..." e che aldila dei calcoli e dei presentimenti esistono delle cosidette "tappe obbligate" volute da un karma che deve trovare il suo svolgimento come il filo d'Arianna nei labirinti in cui venne rinchiuso il leggendario Minotauro, creatura spaventosa, figlia del toro di Creta e della regina Pasifae, la punizione di Minosse reo di "ingordigia", creatura uccisa poi dall'eroe greco Teseo.

 

 

 

 

 

 

 

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