Regia di Robert Redford vedi scheda film
Robert Redford - forse l'uomo di cinema liberal per eccellenza, magari a breve soppiantato per sopraggiunti limiti di età da George Clooney - è un autore di stampo classico, la cui filmografia - dei nove film diretti mi manca solo 'The Conspirator' - è caratterizzata da una messa in scena che procede su ritmi compassati e senza particolari sussulti, dove agli attori e alla trama viene dato sempre più risalto che alla forma.
Anche 'La regola del silenzio' non sfugge a questi crismi: mdp invisibile, colpi di scena pressoché nulli ma nemmeno cali di tensione e un gran lavoro con il cast, a dir poco stellare: dalle nuove leve emergenti Shia LaBoeuf e Anna Kendrick si passa a una generazione di mezzo - Stanley Tucci e Brendan Gleeson che, un inciso, è il migliore di tutti - per arrivare ai vecchi leoni, ossia Redford stesso, Julie Christie e Susan Sarandon, due attrici ancora dotate di un certo fascino anche se decisamente in là con gli anni.
In conclusione, un tipo di cinema che instilla la nostalgia per quello glorioso e battagliero degli anni settanta - dei Pollack e dei Pakula tanto per intenderci - dai quali il fondatore del Sundance Festival attinge sicuramente ma che, rispetto a loro, manca della capacità di creare tensione del primo e di insinuare dubbi del secondo.
Voto: 7.
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