Regia di David Barrett vedi scheda film
Action-thriller leggerino che vanifica, e senza farsi troppi problemi, un cast profondo e con alcuni nomi di rilievo (ad esempio, se pensi ad un film del genere e vedi che c’è Bruce Willis sei portato ad immaginare che una minima base di interesse ci sia) all’insegna di una trama precipitosa e di scelte che sembrano per lo più orientate e non sfruttare ciò che avrebbe potuto lienire alcuni difetti macroscopici.
La vita di Jeremy (Josh Duhamel) cambia radicalmente quando decide di testimoniare per incarcerare Hagan (Vincent D’Onofrio), un malavitoso che non si pone problemi ad uccidere chiunque si frapponga sulla sua strada.
Quando anche la vita di Talia (Rosario Dawson) è in pericolo, Jeremy decide di non affidarsi unicamente alla giustizia ufficiale e di andare lui stesso alla caccia di Hagan per ucciderlo, invischiandosi in un mondo lontano dal suo.
Film di scarsa utilità che percorre una strada già battuta sotto ogni punto di vista, che questa sia legata all’azione o al thriller, mostrando leggerenze troppo evidenti, senza addentrarsi più di tanto nei legami principali.
Di azione ce ne è a sufficienza, piuttosto omologata ma almeno dignitosa, nell’intreccio invece siamo vicini al disastro, tra l’uomo qualunque che diventa, ancora una volta, un killer in grado di eliminare, quasi da solo, un pezzo alla volta un’organizzazione implacabile (il tutto spronato da un sentimento descritto solo in superficie) ed una serie di semplificazioni che colpiscono principalmente i comportamenti dei criminali, ma che non trascurano nemmeno la polizia, relegata quasi fuori campo, e quant’altro passa il convento.
Va da se, che anche la resa dei conti sia poco più di una proforma per chiudere il cerchio, ma se vogliamo è anche peggio nelle conclusioni, deficitarie, se non quasi del tutto assenti, come se il regista David Barrett avesse una gran fretta di chiudere il film.
Così facendo viene meno il possibile contributo del cast; il protagonista Josh Duhamel non pare affatto adeguato al suo personaggio (più facile immaginarlo come belloccio che come vendicatore), il resto invece appagherebbe l’occhio, non fosse che Bruce Willis finisca relegato in uno tra i ruoli meno significativi della sua carriera (ovvero, di rara inutilità) e che Vincent D’Onofrio si ritrovi incastrato nell’ennesimo ruolo di pazzo criminale (sembra proprio non poterne uscire più) destinato per giunta a sciogliersi come neve al sole.
Invece, per quanto è possibile, splendono la bellezza e la determinazione di Rosario Dawson che sembra sempre voler ardentemente compiere un passo in più (ad esempio nella passione che prova Talia per Jeremy) che però non le è concesso.
Rimane così un (piccolo) raggio di luce nel buio, e nel fuoco (che apre e chiude la pellicola), per un film davvero povero di idee che procede come un carro armato, erroneamente sicuro delle proprie armi ed incapace di guardarsi dentro per più di qualche sporadico secondo.
Inutile ed limitato.
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