Regia di Scott Walker vedi scheda film
Ispirato ad una storia vera, con tanto di omaggio alle tante vittime, o presunte tali, del serial killer Robert Hansen sui titoli di coda, “The frozen ground” è un thriller che non cerca nemmeno lontanamente le sorprese se non per quanto riguarda strettamente le scelte del casting che presentano almeno un paio di abbinamenti capaci di generare un pizzico di curiosità.
Alaska, 1983, Cindy (Vanessa Hudgens) è una giovane prostituta che riesce a salvarsi da un uomo che ha tentato di ucciderla; poco tempo dopo l’agente Jack Halcombe (Nicolas Cage) trova l’ennesimo cadavere di donna nella zona.
Il principale sospettato è Robert Hansen (John Cusack) che sembra poter continuare ad agire indisturbato, ma Jack, in procinto di cambiare lavoro, si prende a cuore la causa ed anche grazie all’aiuto di Cindy ha intenzione di andare fino in fondo.
Thriller che gioca a carte scoperte, infatti i personaggi sono cristallini nelle loro intenzioni/colpe fin dalle prime battute e si tende a puntare soprattutto sul tratto globale della situazione e comunque su una tensione che rimane sempre viva.
Convincente la resa ambientale, la sinistra, e fredda, provincia americana colpisce ancora, quella dove tutti si fanno i fatti propri e dove la vite non sono tutte uguali, per cui un buon padre di famiglia è considerato immacolato e le prostitute sono intercambiali senza tanti problemi.
Ci mette poi lo zampino, in positivo, il casting con disumano John Cusack nelle insolite vesti di spietato e calcolatore assassino, l’ex starlette Vanessa Hudgens nei panni di una ragazza tanto avvenente quanto abbandonata da tutti al suo destino e anche un immedesimato Nicolas Cage funziona meglio di tante altre volte nel ruolo di un agente che mette la risoluzione di un caso davanti anche ai propri interessi.
E l’impianto è solido quanto basta per non incorrere in brutte figure, con una trama raggelante che cresce con diligente costanza, con però una fase finale un po’ troppo frastagliata da eventi presentati improvvisamente in maniera più veloce e col classico confronto (anche più che) rischiatutto tra Halcombe e Hansen.
Niente che vada al di là del prevedibile, ma un po’ per quanto già si conosce prima di vederlo (un serial killer accertato che in tredici anni ha ucciso almeno 17 donne molte altre donne scomparse secondo il suo modus operandi) ed un po’ per una realizzazione discretamente compiuta, risulta essere un prodotto ampiamente rispettabile.
Raggelante.
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