Regia di Peter Glanz vedi scheda film
“L’amore è come il comunismo, sono entrambe due buone idee, ma non funzionano fino in fondo”.
A voler ampliare il discorso, anche il film non funziona nella sua interezza, ma possiede anche dei requisiti importanti a partire da una musa femminile, Olivia Wilde of course, che giustifica salti mortali tripli per passare ad un’alternanza degli stati d’animo che offre a questa commedia romantica una connotazione più matura rispetto alla media.
Giunto a quarant’anni vivendo da mantenuto nella bambagia, improvvisamente Conrad Valmont (Jason Bateman) si ritrova in mezzo ad una strada e si appoggia all’amico di sempre Dylan (Billy Crudup).
Grazie a lui conosce Beatrice (Olivia Wilde) e tra i due scatta l’amore fulminante, ma ci sono tanti problemi in ballo a partire dal fatto che Conrad non ha ancora comunicato a nessuno la sua nuova situazione economica.
In pochi giorni diventa inevitabile fare chiarezza su tutto anche se la verità a volte può far male.
Commedia sofisticata dal clima agrodolce che chiarisce subito un concetto; il riferimento più evidente di Peter Glanz è Woody Allen, a partire dalla battuta in apertura che tira in ballo Freud e Jung (ma poi l’analista è presenza saltuaria ma sempre lì pronta a fare la sua comparsa) per arrivare ad un’eleganza che non possiede certo il medesimo acume, ma formalmente è esibita con costanza nella scelta di quasi tutti gli ambienti proposti (ville, parchi, strade, così come interni di locali ed appartamenti signorili) e se vogliamo possiamo aggiungerci che Olivia Wilde potrebbe tranquillamente figurare nella galleria di muse del regista newyorchese.
Il racconto poi fa un utilizzo preponderante della voce over che diventa compagna inevitabile di un viaggio a corta gittata temporale che però apre più orizzonti di vita, tra le insoddisfazioni e le complicazioni, il desiderio e la noia, soprattutto nel finale si trova una sintesi per quanto ci si arrivi tergiversando fin troppo e non tutte le decisioni proposte trovano una precisione di completezza.
Va, a prescindere da tutto, dato atto a Peter Glanz di essere uscito dalla rassicurante formula da “happy ending” totale e di aver provato a guardare “oltre”, forse fin troppo nella ristrettezza di pochi minuti, discorso che poi vale per tutto il film effettivamente breve, ma comunque intenso e senza zone morte, mentre Olivia Wilde è una prelibatezza da acchiappare al volo e per la quale giocarsi tanto, mentre Jason Bateman ci mette impegno (anche se il ruolo probabilmente avrebbe richiesto una presenza più glamour) e Billy Crudup emana proprio il fascino dell’intellettuale.
Per certi versi sorprendente anche se rivedibile, sicuramente tutt’altro che il solito film sentimentale sonnecchiante.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta