Regia di Rob Zombie vedi scheda film
Il film di Rob Zombie zoppica dalla prima all’ultima scena. Di una noia mortale, Le Streghe di Salem non racconta nulla e non mostra nulla, non ipotizza nulla e non rappresenta nulla. La rivisitazione in tempi moderni del genere stregonesco qui crolla clamorosamente sotto il passo pesante di un autore che con i suoi primi due film, La Casa dei Mille Corpi (2003) e La Casa del Diavolo (2005), aveva seriamente fatto urlare al miracolo per poi perdersi altrettanto clamorosamente con i due reboot di Halloween (2007-2009).
L’estetica marcescente dei primi due film è qui una sua parodia. A parte una storia mal sceneggiata e incapace di catturare l’attenzione dello spettatore, Le Streghe di Salem sbaglia completamente a livello iconografico e immaginifico: facce sbagliate, una protagonista insipida e interessante solo di culo, iconograficamente sterile, regia assente o per lo meno svogliata, atmosfere per nulla disturbanti, qualche blasfemia linguistica e visiva che non fa primavera, immaginario scadente da retrobottega – i flashback sulle streghe e il loro rogo fanno un po’ ridere come una festa di carnevale venuta male – e tante, tantissime occasioni perse.
Ammetto qualche idea “malsana” da plauso, ma per il resto il film né convince né mi persuade che fosse necessaria la sua realizzazione. Gli sputi in faccia al neonato, il pompino al monsignore e i tre finti prelati che masturbano tre finti cazzi sono interessanti, ma restando nel perimetro dell’allucinazione perdono tutta la loro ipotetica virulenza. Insomma, non basta il nudo posticcio di una strega incartapecorita per fare di un horror un film disturbante. Tobe Hooper nel 1979 aveva fatto molto meglio e il suo orrendo vampiro blu vale molto di più dei nudi posticci di Rob Zombie.
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