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Le Streghe di Salem

Regia di Rob Zombie vedi scheda film

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La recensione su Le Streghe di Salem

di mc 5
6 stelle

Voto: 6 Un film scomodo. Sia per quanto riguarda la visione (lunga e pesante) sia per quanto attiene ad eventuali commenti. E fatico a capire come un'opera così disturbante sia stata accolta per lo più benevolmente anche dalla critica cossiddetta main stream. Prima che i cultori del genio di Rob Zombie mi prendano a sassate, li informo subito che conosco la materia: ho visto tutto ciò che di lui è stato distribuito in Italia e ho ascoltato alcuni degli album dei suoi White Zombies. Posso dire intanto che col suo gruppo produce un rock'n'roll esplosivo e potente, forse non è il mio genere prediletto ma se la cava con molto onore. Quanto alla settima arte, diciamo subito che quest'ultimo film si differenzia sensibilmente nello stile rispetto alle precedenti pellicole. Le sue opere mi avevano fin qui visto spettatore divertito e soddisfatto. Ricordo con entusiasmo "La casa dei 1000 corpi" e "La casa del diavolo", due lavori davvero azzeccati in cui Zombie, ispirato da una delirante follia visionaria, riusciva veramente a spaccare, anche perchè mixava con intelligenza un seducente clima western con elementi presi dal classico immaginario horror. Due pellicole geniali (unitamente ai due successivi episodi ispirati alla saga di Halloween) nell'unire la ricerca di un esito commerciale con la riconoscibile impronta autoriale di un piccolo maestro. Io non ho idea di cosa sia accaduto in seguito al cineasta rocker, m'è giunta voce di un cartoon ("Superbeasto") credo mai distribuito in Italia, ma fatto sta che questa nuova pellicola ci fa rilevare rispetto ai lavori precedenti un impatto minore, un ritmo molto più lento, una struttura meno commerciale, a cui si contrappone una ricerca di stile, un rigore che sa di sperimentale. Ho letto in giro diverse recensioni positive ricche di apprezzamenti nei confronti di uno stile più avanguardistico e coraggioso. Personalmente però preferivo il Rob Zombie western, quel cow boy del rock'nroll forse più elementare ma sicuramente di maggior impatto (anche impatto commerciale, se quei lavori erano -come io ritengo- molto più godibili e divertenti). Si ha l'impressione dell'esercizio di stile di un cineasta vanitoso che, fottendosene degli esiti commerciali, ha voluto mettere in scena quello che aveva nella sua testa. Il che, però, ci porta in un territorio dove la differenza tra coraggio e incoscienza si fa opinabile. Ho trovato il film assai debole, inconcludente, incerto, disseminato di immagini spesso incomprensibili, di dialoghi che non si sa se giudicare ridicoli o se nascondano codici complessi da afferrare. Genio? Furbata? Autorialità? Minchiata? Difficile dirlo. Terrorizzante? Decisamente no. Disturbante? Decisamente sì, pure troppo. Il film è tutto visto dall'ottica della protagonista, una Sheri Moon sulla quale il giudizio è sospeso (più avanti cercherò di spiegarne il motivo), questa ragazza che deambula svagata (svogliata?) per tutta la durata della visione, piombando di tanto in tanto in scenari e situazioni più fastidiose che terrorizzanti, cupe, ostiche, disgustose, urticanti. Situazioni che evocano episodi tragici del passato, e in particolare sacrifici umani di streghe, massacrate nel segno dell'odio e del pregiudizio. Il film qui da noi si sta rivelando un mezzo flop: posso testimoniare che alla proiezione cui ho assistito il pubblico era contrariato...chissà, probabilmente gli spettatori più giovani si aspettavano un "popcorn horror movie" e sono rimasti fregati. In compenso, data la natura vagamente sofisticata del prodotto, il film ha suscitato la benevolenza della critica, la quale ha (secondo me a sproposito) evocato Kubrick e Polanski, mentre io avrei piuttosto citato Jodorovski. Consultando i titoli di coda, appaiono nomi noti agli amanti del cinema di genere: Michael Berryman di "craveniana" memoria, per esempio, anche se devo confessare che il suo volto non l'ho riconosciuto...e anche l'icona horror/gay Udo Kier (peccato che le scene con l'attore tedesco siano state materialmente eliminate, vai te a sapere il perchè!!). Ma di loro poco ci importa, dal momento che la vera mattatrice è la compagna del regista, la splendida Shery Moon, al punto che il film sembra costruito attorno al suo corpo, inquadrato di continuo e da ogni punto di vista. Quanto alle qualità attoriali della signora Moon in Zombie, qualche riserva ce l'avrei, ma non indugiamo su queste "quisquiglie". In definitiva, una svolta nello stile di Rob Zombie, in una direzione che mi ha visto spettatore parzialmente deluso. Fermo restando che ritengo tutt'altro che esaurita la sua vena creativa e dunque dobbiamo già aspettarci un prossimo film e tanto, tanto, rock'n'roll.

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