Regia di Rob Zombie vedi scheda film
Sono uscita entusiasta dal cinema dopo aver visto “Le streghe di Salem”, con la voglia di rivederlo immediatamente, cosa che erano anni non mi succedeva. Rob Zombie è riuscito a fare un film intelligente e originale, personale, su un tema non molto inflazionato (quello delle streghe) ma molto conosciuto. Prendendo spunto dalla storia delle streghe di Salem e della loro uccisione in massa avvenuta nella cittadina nel 1692, Zombie costruisce una storia tra passato e presente, con sapienza, divertendosi molto a spaventarci creando un senso di fastidio e disturbo man mano che la storia prende corpo.
La strega Margaret Morgan quando nel 1692 viene giustiziata insieme alle sue sorelle streghe su un trono di chiodi, proclama la sua maledizione su tutte le donne di Salem del futuro e in particolare sulla stirpe femminile del reverendo Hawthorne, responsabile della loro uccisione. Ci ritroviamo così ai giorni nostri, Salem è una cittadina turistica dove vi vive Heidi Howthorne una dj della radio locale dal passato difficile di tossicodipendente. Un giorno Heidi riceve un vecchio vinile con incisa una musica particolare di un gruppo chiamato “I signori”... da qui ha inizio la maledizione della strega Morgan, e la discesa agli inferi della povera Heidi e di tutte le donne che ascoltando la canzone trasmessa da Heidi alla radio riconoscono l'antico richiamo al raduno della congregazione delle streghe di Salem.
Rob Zombie, intelligentemente, non eccede in scene splatter o disgustose (anche se non mancano), ma preferisce costruire un'atmosfera sempre più disturbante alla maniera di un Polanski d'annata (“Rosmary's baby”, “L'inquilino del terzo piano”), la casa dove Heidi abita diventa (è sempre stata) una dimora dannata, dove la padrona di casa e le sue due sorelle (ritorna il tema delle tre madri, citazione della trilogia tanto cara ad Argento?) sono le custodi e le protettrici dell'appartamento n.5 dove pare vi dimori Satana in persona. Heidi diventa la prescelta, la donna attesa nei secoli per la procreazione dell'anticristo.
La mutazione di Heidi in strega è fatta di visioni deliranti, incubi reali che Zombie riesce a costruire ispirandosi sicuramente ai corti metraggi di Kenneth Anger e alle sue visioni diaboliche. Ottima la scelta musicale, la musica è il filo conduttore che lega tutte le fasi del film, è quella che permette la diffusione della maledizione nei secoli. Non nego che dopo i primi 15 minuti del film, quando in una scena un amico di Heidi mette su un giradischi la canzone “Venus in furs” dei Velvet Undergrund cantanta da Lou Reed, ho avuto un sussulto sulla poltrona, un rimescolio interno, ho pensato seriamente di stare ricevendo io stessa un richiamo sconosciuto e misterioso. Nuovamente i Velvet Undergrund ritornano nella scena finale del film, con la canzone “All tomorrow's parties” cantata da Nico, una delle scene più sconvolgenti e di effetto viste negli ultimi tempi: una madonna satanica su un monte di corpi dannati, una visione pop pasoliniana (non mi viene in mente altra frase per poter rendere l'idea dell'effetto). Davvero una ricerca scrupolosa da parte di Zombie, che ha fatto incetta di tutto il suo sapere sul genere horror, soprattutto americano, con richiami anche ad un certo linguaggio fumettistico a lui tanto caro, alcune scene di interni sembrano davvero delle tavole disegnate pronte per la stampa su carta, la stessa protagonista è un disegno perfetto del personaggio, non realistico ma dell'immaginario fumettistico del genere horror-pop.
Bisogna lasciarsi prendere dalla sequenza delle scene, dallo sproloquio delle streghe, dalle visioni e dalle atmosfere che comportano, senza giudizi frettolosi si capirà che c'è poco (o nulla) di blasfemo, ma molto coraggio nel voler scegliere un linguaggio forse ostico per chi è abituato ormai a vampiri e zombi da fumetti, sì, ma per bambini dell'oratorio. La paura che ci mostra Zombie è colorata, forse anche troppo ammiccante, artistica, per questo forse intimorisce: perchè piace tanto, da volerlo rivedere immediatamente.
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