Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Giuro che ero partito deciso a demolire questo film. Troppe le cose che non quadravano. E il mio (parziale ma deciso) mutamento di rotta è avvenuto a posteriori. Ci ho riflettuto su, ecco. Una premessa. Il regista del film, Massimiliano Bruno, è anche un attore, conduttore ed autore di testi, reduce dal trionfo al botteghino della sua opera prima, quel "Nessuno mi può giudicare" che ebbi modo di detestare, giudicandolo nient'altro che una sostanziale furbata. Però, nel frattempo, ho approfondito la conoscenza di questo signore, e oltretutto persone dell'ambiente di cui mi fido mi hanno informato che si tratta di elemento sincero, simpatico e tutt'altro che superficiale. Per questi ed altro motivi, non ultime le numerose recensioni positive, mi sono così accostato alla visione con qualche aspettativa. La delusione mi ha colto fin dalle prime battute ed è andata montando. I volti noti erano i soliti. Le volgarità che questa commedia vorrebbe teoricamente contrastare in realtà è presente anche qui. Insomma la solita parata di faccioni celebri che sparano battute alcune simpatiche altre furbescamente triviali. Ma la questione vera è un'altra. La matrice politicamente corretta dell'opera. E qui sta il punto. Massimiliano Bruno è uomo di sinistra e riversa i suoi orientamenti in modo inequivocabile in questo suo secondo lungometraggio. Era da tempo immemore che in una commedia italiana farsesca non trovavamo un'impostazione narrativa progressista. Benissimo, se non fosse che certi dettagli parevano messi lì col bilancino. E l'elenco potrebbe essere lungo. Per esempio le istanze democratiche rivendicate nel film dai dipendenti dell'ospedale. Poi quei brani musicali che ogni tanto partono a volume alto, solo che stavolta non si tratta delle solite hit del momento ma bensì (ad esempio) di un Fossati che canta Tenco, per non parlare poi della presenza in una scena del cantautore Mannarino. Ma l'apoteosi viene raggiunta nel finale, dove possiamo vedere lo stesso regista che, nella veste di stand-up comedian alla Lenny Bruce, introduce un monologo di Michele Placido che pare scritto da Marco Travaglio, su uno sfondo scenografico in cui risaltano i mega ritratti di Togliatti, Pertini, Moro e Berlinguer. Ne sono rimasto indubbiamente spiazzato. E in me si è scatenata una reazione contrastante. Oddìo, mi son detto. Vuoi vedere che Bruno, fiutando che l'aria sta cambiando nella politica italiana, ha voluto confezionare un cinepanettore "de sinistra"? Dio ci scampi adesso dalla "commedia democratica all'italiana". Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando è partita "Ragazzo mio" di Tenco cantata da Fossati, sparata a manetta, proprio come nei cinepanettoni partiva Tiziano Ferro o l'ultimo tormentone da discoteca. Fine della prima parte di questa recensione. In seguito ho letto svariate interviste con il regista e mi sono sforzato di essere meno "pregiudiziale". Intendiamoci, resto dell'idea che Bruno ha avuto un occhio (diciamo anche uno e mezzo) all'obbiettivo degli incassi e dunque l'intento commerciale è al primo posto, ma, ragionevolmente, non si può negare che egli abbia posto un primo mattone per ricostruire la tradizione della nostra antica commedia popolare. Quella che fustigava l'attualità politica-sociale ma senza abbozzare, senza dare di gomito, senza mandare in vacca. Insomma finalmente si fotografa il presente senza quel fottuto "vanzinismo" che ha decretato la fine della commedia all'italiana aprendo le dighe alla corrente incontenibile di scorreggioni, barzellettieri, cummenda e veline. E inoltre io credo che Massimiliano Bruno, oltretutto, si sia esposto non poco, mettendoci anche la faccia, con quel suo discorso finale, perchè i volti di quei quattro uomini indimenticabili (perfino Togliatti!!) non possono essere relegati ad una semplice trovata di sceneggiatura. E allora...bravo Massimiliano che con questo film, nella stanza ammuffita della commedia italiana hai finalmente aperto le finestre e hai fatto entrare aria fesca e nuova! ...E la prossima volta -che ne dici- diamo anche una tinteggiata alla pareti?
PS: questa non era una vera recensione, ma piuttosto un commento riflettendo sulle idee portanti del film. Ma ci può stare, perchè la cifra primaria dell'opera è proprio quel suo sguardo politico sull'attualità. Ma non posso esimermi -questo sì sarebbe grave- dal citare un cast davvero formidabile che Bruno ha diretto con passione e mano sicura. Oltre alle star, Alessandro Gassman, Raoul Bova, Michele Placido (uno più bravo dell'altro), voglio segnalare una manciata di nomi secondari ai quali sono molto affezionato: il sempre più estroso Remo Remotti, la cara Isa Barzizza, l'irresistibile Lucia Ocone, e infine -nel ruolo di sè stesso- l'immenso attore di teatro Ninni Bruschetta.
Voto: 8
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