Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Un po' di Sofocle, un po' di Muay Thai, molta disperazione, un mare di sangue. Il talento, senza una trama solida, non basta: Winding Refn realizza un film sgradevole, solo per stomaci fortissimi. Voto 5.
Incubo edipico irrorato di sangue, "Only God forgives" ci trascina nei luoghi più oscuri e sordidi di Bangkok, ove dantesche luci rossastre non rischiarano ma rendono ancor più inquietanti le tenebre; il buio è presente anche nei meandri della mente dell'allucinato Julian, dedito al culto della violenza e al crimine. Inevitabile sarà lo scontro con lo spietato poliziotto Chang, una sorta di furia tascabile canterina e agghiacciante che pesta, schiaccia, taglia e sminuzza con efficienza paragonabile a un robot per la cucina, ed è in più provvisto di una propria singolare morale a base di sadismo. Il film risulta ostico e pesantuccio alla visione, assomiglia molto a "Valhalla rising" (scene raccapriccianti a profusione, personaggi che sembrano usciti da un sogno o da un mito pieno di follia e di desiderio di autodistruzione) e poco ai film più riusciti nella carriera di Winding Refn, "Bronson" e "Drive" in cui al talento nell'elaborazione visiva e alla brutale estetica della violenza, che costituiscono la sua cifra stilistica, il regista danese riusciva anche a coniugare una più lineare costruzione dei personaggi e un racconto meglio strutturato, con un risultato migliore sia dal punto di vista dell'intrattenimento che da quello artistico.
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