Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Refn, regista danese che avevo molto apprezzato per i suoi precedenti lavori - specialmente 'Bronson' e 'Drive' - fa due passi indietro con 'Solo Dio perdona', coproduzione franco-danese-thailandese fatta di violenza stilizzatissima, ritmi più che compassati, dialoghi rarefatti e personaggi bidimensionali.
Il film è ambientato nei bassifondi di una Bangkok notturna e sordida, illuminata dalla sgargiante, strepitosa fotografia di Larry Smith, abituale collaboratore di Refn, e tratta di plurimi regolamenti di conti fra individui di malaffare che popolano palestre, locali notturni, risolti con esplosioni di violenza inaudita, incontrollata e con punte di vero e proprio sadismo da fare invidia a certi film di Tarantino, ma mancanti di quel gusto ironico-cartoonesco che serve all'autore di Knoxville per sdrammatizzare e rendere stupida la violenza che mostra.
Qui, invece, tutti i vari personaggi che animano il film si muovono quasi come degli automi che agiscono in maniera inconsulta, rendendo gli stessi privi di uno spessore, di una delineazione psicologica: stupri, omicidi e vendette si susseguono incessantemente tra spargimenti di sangue a fiumi in sequenze dall'indubbio impatto visivo ma che, allo stesso tempo, sono quasi del tutto prive di pathos.
Anche i pur bravi interpreti, con Ryan Gosling e Kristin Scott-Thomas su tutti, a causa di ruoli così strutturati, non restano nella memoria, né per un gesto compiuto, per eclatante che sia, né per un dialogo proferito.
Refn rimane un regista dalle enormi potenzialità che, in questa circostanza, è rimasto un po' prigioniero della sua ricerca stilistica, qui fine a se stessa.
Voto: 6.
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