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Solo Dio perdona

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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Badu D Shinya Lynch

Badu D Shinya Lynch

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La recensione su Solo Dio perdona

di Badu D Shinya Lynch
10 stelle

 

 

 

Cinema come seduta d'ipnosi

 

 

"La prima idea che ho avuto per questo film è stata l’immagine di qualcuno che si guarda le mani, a pugni chiusi. Non sapevo ancora cosa volesse significare ma mi sembrava una bella immagine, e più andavo avanti più capivo che aveva a che fare con la natura della violenza maschile. Togli a un uomo le mani e gli porti via tutto, come se lo privassi del suo istinto. Le mani possono esprimere anche sottomissione: il pregare consiste spesso nel mostrare o lavare le mani, c’è quindi un aspetto sacrificale. Ma anche un’analogia con il sesso maschile, possono rappresentare impotenza, castrazione oppure eccitazione sessuale. In più quando ero piccolo avevo una vera e propria ossessione per le mani, le proteggevo continuamente. A questo tema si aggiunge poi quello del rapporto madre-figlio: mi dispiace per le ragazze, ma la verità è che prima o poi tutti gli uomini vogliono solo tornare dentro l’utero materno, anche se non lo ammetteranno mai."

- Nicolas Winding Refn -

 

Presentato in anteprima mondiale alla 66esima edizione del Festival di Cannes, Solo Dio Perdona è il film più estremo di Nicolas Winding Refn, il quale ha letteralmente spaccato in due critica e pubblico. Il filmaker esaspera, radicalizza la messa in scena, saturando il piano formale, così da rendere l'Immagine soffocante e stringente, di conseguenza non v'è più spazio per alcun tipo di movimento, cerebrale o fisico che sia, lasciando, appunto, il pubblico bloccato, inglobato nello stesso tessuto filmico, chiuso dentro l'analisi interpretativa.
Il senso si incista nell'opprimente mise en scene, ecco perché il lungometraggio viene giustamente definito insondabile, impenetrabile.

 

-

 

Tra Antichrist Cosmopolis

Malesseri esistenziali, desideri incestuosi, paure metempiriche che urlano all'interno del protagonista: sono solo alcuni degli aspetti presenti in Only God Forgives, l'ultima fatica sciogliente di Nicolas Winding Refn.

Il tutto sembra convogliare verso inconsci richiami di ricongiungimento ombelicale che appartengono ai corpi insicuri, incompiuti e oppressi, contenitori di libidinose informità congenite. È una sorta di "sottomissione fallica" quella che riguarda le entità sessualmente amorfe ed instabili, come, appunto, in questo caso è Julian.

Un mistico ed esasperato amore materno, in cui Crystal, la seducente madre che grida giustizia, conduce il figlio verso franabili percorsi coscienziali, stimolando in maniera sottile le sue latenti propensioni fusionali di carattere incestuoso. La ricerca del dolore, della fine, per comprendere la verità edipica che si nasconde dietro una disinteressata vendetta: ossia quella per il fratello, che rappresenta la sessualità repressa, furiosa, senza limiti del personaggio interpretato da Gosling; il bisogno pulsionale, l'Es. Infatti, quando Billy girovaga nei sobborghi di Bangkok in cerca di una preda sessuale minorenne sulla quale riversare la propria bramosia carnale, vengono inquadrate le mani di Julian, rappresentanti la sua soffocata e deviata esigenza libidinosa, i suoi genitali, che chiude in maniera "nervosamente innocua": come se egli stesse inconsapevolmente fremendo, scalpitando, desiderando; un richiamo istintuale, insomma, ma che risulterà costantemente bloccato più volte nel corso del film. Infatti, nella sequenza successiva, quella della masturbazione, Julian assiste impotente, legato letteralmente e figurativamente, con i genitali (la sua espressione sessuale) inibiti. Appena prova ad immergersi in ciò, quindi a sciogliersi, ad "allungare" il braccio, inteso come simbolo fallico, viene castrato, nonché punito, durante una sequenza onirica dal suo Super Io, personificato da Chang. In sostanza, Julian non arriva a toccare, a palpare, a testare quell'entrata (o)scura, quell'ingresso nero (un accesso vaginale), che parrebbe, visivamente e simbolicamente, il monolite kubrickiano presente in 2001: a Space Odissey, il quale, in ambedue le pellicole, offre una possibilità d'evoluzione, ma quest'ultima risulta, per l'ennesima volta, incompleta ed inattuabile, eternamente sfiorata, ovvero da posticipare: si pensi al vecchio che durante il finale del film di Kubrick si vede costretto a ricominciare il viaggio esistenziale, ossia a ritentarci, sottoforma di feto stellare; ecco perchè quel varco uterico sembrerebbe così "ambito" dal protagonista del lungometraggio: la "porta femminile" dalla quale l'evoluzione può perpetuarsi, può cominciare, dalla quale tutto (ri)nasce. Ciò avviene in una sorta di camera cerebrale e di corridoi mentali in cui i desideri fluttuano, sospesi in questi meandri inconsci che riportano alla memoria gli androni lynchiani di Strade Perdute e gli appartamenti zulawskiani di Possession. In queste pulsioni da parte del protagonista, però, c'è qualcosa di sbagliato, di sporco e contaminato (probabilmente, dovuto al suo sottocutaneo pensiero peccaminoso nei confronti della Mamma), e per constatare la veridicità di tale affermazione basta pensare alla sequenza in cui quest'ultimo si lava le mani: l'acqua che diventa sangue e sporca le sue mani, i suoi organi sessuali, in concomitanza con l'arrivo della madre; infatti ciò che è pulito diventa, come detto prima, sporco e contaminato; ciò che era una "semplice" pulsione, nonché esigenza sessuale, ora, si "macchia di sangue". Si corrompe.

Successivamente, Julian tenterà un approccio con la ragazza nel bar, in cui non tarderà ad emergere la sua impotenza sessuale - che poi sfogherà attraverso gesti di ingiustificata violenza -, probabilmente dovuta alll'eterna presenza asfissiante e precludente della madre, che devia, porta a sé la sua libido (finché c'è lei, lui non sarà libero), in cui, nella suddetta sequenza, appare, attraverso uno stimolante montaggio alternato, in contrapposizione a Julian; come un controcampo che, anche da un punto di vista stilistico, per tutto il film, ha la funzione veicolare Julian, mettendo sotto esame la sua Immagine, inibendo ed imprigionando ogni tipo di esibizione e di libertà - formali e narrative. Crystal, che presenta e palesa chiaramente il suo essere nella sequenza sopracitata, rappresenta la parte irragionevole, peccaminosa, senza freni inibitori; come se raffigurasse, inevitabilmente, in un certo qual modo, il riflesso e l'eredità di Billy, ovvero, in questo caso, dell'Es; la prosecuzione di esso o, meglio, la sua giustificazione; la ragione per cui l'Es esiste; come fosse, in un certo senso, un "Super-Es", la radice del peccatoc he tenta di intaccare e deviare l'austerità e rigidità sessuali di Julian attraverso un subdolo ed accattivante, nonché irrimediabilmente compromettente, passaggio di testimone dell'Es, per il quale Julian sembrerà provare una sorta di sentimento e attrazione raffigurante il non plus ultra del peccato sessuale, ovvero quello di un figlio verso il corpo/ventre della madre. L'Es, quindi Billy, per tentare definitivamente di corrompere Julian, nonché l'Io, cambia d'identità, lasciando, appunto, le redini a Crystal, la quale seduce sottilmente egli, portando la direzione della sua libido verso di lei. D'altronde, dal maschile, si passa al femminile; dal fratello, si passa alla madre.

 

Di conseguenza, il personaggio interpretato da Gosling viene avvolto da un desiderio altamente peccaminoso ed inesorabilmente precludente, nonché maledettamente irrazionale, che, appunto, tenta di intaccare l'Io [Julian], e che, se il Super Io [Chang] riuscisse a bloccare, potrebbe definitivamente liberare Julian da questa "deformazione fallica", liberandolo, alleggerendolo per sempre.

 

La ricerca di un proprio spazio embrionale, spinto da impudici (e irrealizzabili) desideri orgasmici.

Il protagonista è, inoltre, sospeso in un vuoto metafisico, il quale, ad ogni costo, tenta di colmare con svogliate esplosioni di violanza. Il personaggio interpretato da Gosling è inconsciamente predisposto ad una sorta di "abnegazione femminea": pressato dalla voluttà ineluttabile che gli trasmette Crystal; una dipendenza catastrofica che lo rende psicofisicamente vulnerabile e debole, senza forza, sconfitto in partenza; fragile e insicuro, pronto a diventare carne da macello, soffocato da un innato senso di inadeguatezza, in costante implosione pulsionale, relativa ad una liminale esigenza corporea.

 

-

Il 2001: a Space Odissey della psicanalisi, 

Julian - personaggio che sta nel mezzo, nel Limbo, schiacciato tra due mondi: quello fisico e mentale, terreno e trascendente -, è, a conti fatti, un'afasica e impotente figura cristologica, che lotta per i peccati commessi dagli altri, che si sacrifica per espiare le colpe di questa umanità corrotta, rappresentata dalla sua famiglia, il quale, in realtà, non vuole vendicare la morte di Billy, quanto, piuttosto, mostrarsi maliziosamente virile nei confronti di Crystal, fingendo una storia d'amore, e inevitabilmente di sesso, con la cantante del bar, affinché la mamma non risulti delusa; che ambisce a riempire, in tutti i sensi, l'insoddisfatto ventre materno; vivisezionare l'orrore organico che lo lega a lei; sondare e snodare il grembo mefistofelico della madre e capire dove sta l'errore antropologico, e tuffarsi ancora una volta nella sostanza amniotica che lo ha generato, così da ricercare un'impossibile simbiosi di freudiana memoria; così da capire se si può ri-nascere o, meglio, ri-morire sottoforma del sopracitato feto stellare, risultando, di conseguenza, visto ciò che si è appena scritto, un aborto stellare [Crystal, nella sequenza della cena al ristorante si rivolge a Julian e dichiara: "Quand'ero incinta di te volevano che abortissi. Non l'ho fatto] non più spinto verso l'evoluzione, ma verso l'involuzione, ovvero il ritorno al ventre materno; verso la morte, così da poter, una volta per tutte, morire per sempre. In pace.

Crystal, appunto, fin dal principio, gli ha donato la morte [dare vita alla Morte , tema che verrà affrontato più avanti, nel paragrafo dedicato a Suspiria , nonché anche a Mater Tenebrarum], intesa come una vita al contrario, una daltonica esistenza. Julian scruta la madre, la penetra, tocca con rabbia l'essenza della sua adorata creatrice, soddisfacendo, finalmente, questo desiderio con essa, in essa, penetrando il braccio in lei, attraverso un indispensabile squarcio filosofico, quasi nietzschiano - perché, in fondo, tutto ciò che è fatto per amore va al di là del bene e del male -, in una sequenza nella quale convergono silenziosamente e velatamente eros & thantos; quando penetra la madre è interessante pensare all'ultimo e "liberante" sfogo della sua pulsione, del suo desidero, del peccato incestuoso, il quale si traduce, probabilmente, come l'unico modo (im)possibile che ha Julian di perpetrare l'atto sessuale: un gesto disperato ed incontrollato di necrofilia; massima espressione del peccato come momentaneo ed irripetibile risultato fusionale tra Io ed Es. 

Julian piange e gode. È triste e in estasi.

E, tra l'altro, da questo necessario squarcio uterino, nel quale il viaggio a ritroso del protagonista giunge al capolinea, Julian, come un bambino morente, capisce che non può rinascere. Che non può rientrare. Ad attenderlo è solo una punizione salvifica, la castrazione di questa sorta di desiderio incestuoso, sessualmente "scorretto", inaccettabile. 

Insomma, a conti fatti, il personaggio di Gosling è un'afasica e impotente figura cristologica, che lotta per i peccati commessi dagli altri, che si sacrifica per espiare le colpe di questa umanità corrotta [la famiglia], ma in tutto ciò, difatti, non c'è salvezza, non c'è redenzione, non c'è morte e non c'è resurrezione: ad attenderlo è solo un'eterna punizione terrena per essersi fatto portavoce della falsità, del male, dell'infamia e, soprattutto, di un'amoralità totale, totalitaria e totalizzante; ormai deve essere punito e al contempo liberato. Deve cedere e concedere, e - guarda caso - il tutto avverrà nel punto più aperto, naturale ed incontaminato del film. Forse l'Eden del peccato originale.

Anche lo spettatore è contemporaneamente liberato e punito, poiché la tanto attesa castrazione, sì, avviene; ma al pubblico viene negata.

È, quindi, una catarsi slabbrata, annacquata, collassata. 

Una catarsi raccontata.

Una catarsi cantata.

 

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Una film silenzioso e nervoso: le parole diventano sguardi distrutti, i lividi prendono il posto dei dialoghi, la tristezza e la paura si traducono in carne tumefatta e lacerata, in sangue; quella presente nel film è una comunicazione fisica, quasi cronenbergiana.

 

La sofferenza del protagonista è un dolore interno, collassato: non ha ancora elaborato il (suo) lutto, non ce la fa, oppresso da quella tremenda madre/amante. Chi cerca di ripristinare quest'armonia trasversale è Chang, un vendicatore spietato e cinico, senza compassione, che riporta l'ordine nella città attraverso metodi brutali; che opera, agisce trascendendo la legge stessa, consentendo, a chi e quando vuole lui, anche di uccidere, come se fosse lui la legge universale o, meglio, una sorta di legge divina: entità benevola o entità malvagia, quindi?

Forse, come già spiegato in precedenza, raffigurerebbe "semplicemente" una paradossale e misterica manifestazione del Super-Io del personaggio principale.

Chang e Julian - il primo agisce in nome del bene collettivo, compiendo azioni di inaudita crudeltà; il secondo agisce in nome della malignità matriarcale, perpetrando lavori sporchi attraverso azioni di inspiegabile e impercettibile magnanimità; due facce della stessa medaglia.

 

Chi ha torto? Forse entrambi, forse nessuno. Nichilismo spirituale.

 

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Solo Dio Perdona comunica tramite archetipi potentissimi, come fossero urla dal suono familiare, già udite in passato, di neonati disperati che presagiscono l'impossibilità di un'esistenza tranquilla e serena. Il film di Refn si presenta anche come un'ammaliante analisi sulla violenza apatica, sgonfiata, spurgata da ogni tipo di partecipazione e passione, totalmente dissanguata, destinata a reiterarsi passivamente, senza interesse. Il regista danese confeziona una pellicola dalle forti tinte surreali e immaginarie che, con il passare dei minuti, si fanno sempre più corporee, fisiche; Solo Dio Perdona è una mancata tragedia greca dal sapore onirico e visionario. Un'opera dalla forza straordinaria che si insinua sotto la pelle dello spettatore, cibandosi delle sue insicurezze esistenziali.

 

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(for Cinema

Crystal, Madre di tutte le madri; Madre delle ragazze giovani, belle e dannate ragazze presenti in The Neon Demon, raffiguranti, anch'esse, il connubio perfetto tra Eros e Thanatos, partorite, a loro volta, da un altrettanto mix di amore e morte, come fosse una sorta di peccato originale portato alla sua massima esasperazione e rappresentazione orrorifica, dal rapporto necro-carnale che avviene tra Julian e la Madre, precisamente quand'egli penetra Crystal, morta, con la sua mano e il suo braccio, che raffigurano, come scritto nel paragrafo precedente, l'espressione fallica, nonché sessuale, del protagonista. Per tutto ciò, Only God Forgives potrebbe essere l'unico e possibile prequel ideale e mentale di Suspiria: da un atto di sesso e morte con la Madre di Julian, nascono le Tre Madri, una delle quali - guarda caso -, Mater Tenebrarum, viene raffigurata in Inferno come la Morte nella sua forma più classica, nonché iconografica.

 

 

(for Psychoanalysis)

Crystal, Madre di tutte le madri, intesa come creatrice del desiderio incestuoso verso la quale ogni figlio propende. Lei è la fonte che porta a questa deviazione pulsionale. 

Julian, Figlio di tutti i figli, inteso come simbolo dell'uomo desiderante, che brama un ricongiungimento carnale con chi lo ha generato. Insomma, un essere fragile che desidera la Madre.

Chang, Padre di tutti i padri, rappresentante e difensore di colui, di quella figura che ogni figlio vorrebbe ammazzare per arrivare alla madre, per soddisfare la propria pulsione freudiana. Padre che, facendosi portavoce della suddetta figura, stavolta, risulta inattaccabile ed invincibile; Padre che nessuno riesce, finalmente, ad uccidere, e si prepara a vendicare, appunto, ogni "padre ammazzato", a riscattare l'archetipo paterno che, in questo caso psicoanalitico, il figlio vorrebbe eliminare, punendo, quindi, chi, come Julian, ha causato la dipartita della sopracitata figura, e, soprattutto, punendo costoro perché rappresentano, come scritto sopra, quell'innata ed inesorabile esigenza sessuale da disinnescare.

Padre che quindi, appunto, vuole punire gli uomini e non le donne, le quali non portano con loro questo desiderio incestuoso, appunto freudiano. Chang che, di conseguenza, non poteva aver altro se non una figlia femmina, e non un figlio maschio, il quale avrebbe in sé l'attrazione verso la fonte, la creatrice della suddetta pulsione freudiana. Tant'è che, addirittura, ad un certo punto, durante una sequenza in cui un uomo viene, difatti, punito e torturato, dice e precisa che solo gli uomini devono guardare (vedere cosa li aspetta, ovvero la loro inevitabile ed imminente ammonizione), e le donne, invece, possono chiudere gli occhi, poiché son solo gli uomini che devono essere castrati da questo estremo e animalesco, febbrile e violento desiderio vaginale, che si traduce, poiché portato alla sua massima espressione esasperata e morbosa, in una terribile e carnale pulsione verso il materno ; castrati come accadrà a Julian, ché, difatti, rappresenta l'emblema di questa pulsione da estirpare, amputare, così da annullare la voglia; desiderio che, nel finale, una volta che Crystal, nonché la creatrice di questa "deviazione sessuale", è stata eliminata definitivamente, si arrende al Padre, pronto ad essere disattivato per sempre. 

 

 

(for Catholicism)

Crystal, Madre di tutte le madri, che raffigura l'accesso vaginale da cui ha inizio il peccato, il Male; un'Eva che promuove il sesso, portandolo nel mondo, attraverso i suoi figli, che spinge o, meglio, invita a peccare, ovvero ad andare, poiché attratti da esso, verso il "Diavolo"; una Madre che trasmette questa colpa ai figli che ha generato, lasciando questo fardello sulle loro spalle.

Julian, Figlio di tutti i figli, un Gesù Cristo che porta con sé "i peccati del mondo".

Chang, Padre di tutti i padri che, difatti, raffigura ciò che nella religione cattolica viene inteso come Padre: Dio, che toglie i peccati dal mondo, pronto a portare sulla retta via tutti i suoi figli; tutti gli uomini. Padre che cercherà di eliminare, pulire il peccato originale; che cercherà di eliminare, rimuovere il sesso, come a voler negare l'atto sessuale. A conferma di ciò, basti pensare a Giuseppe e a come ebbe suo figlio Gesù, ovvero senza l'atto sessuale, infatti anche lui, Chang, ha una figlia, nata, probabilmente, al di fuori dell'atto sessuale - notare come, infatti, non venga mai nominata o mostrata una possibile madre; senza che vi sia cenno alcuno per ciò che concerne una probabile madre, come a voler, non a caso, rinnegare questa figura. Figlia, ovviamente, 

da proteggere e preservare come vergine e simbolo di purezza (non poteva, visto ciò elencato sopra, avere un figlio, maschio), lontana dagli occhi bramosi degli uomini peccaminosi (non a caso, a badare ad essa è un'altra donna che non è la mamma); Padre che quindi, come scritto sopra, inevitabilmente, impersonifica il Padre per eccellenza, per antonomasia: Dio. Dal titolo, ovviamente, "Only God Forgives". A confermare ciò, a confermare questo "titolo divino", ci penserebbe la contrapposizione espletata da Billy quando dice, verso l'inizio del film, "Vado ad incontrare il Diavolo", inteso come incontrare il peccato (infatti Billy vuole violentare, ed ammazzare, una minorenne; una donna pura), ed è Dio che deve combattere il Diavolo, ovvero il peccato originale; punire chi va incontro al Diavolo, al peccato. Padre che quindi si vendica dell'impurità di tutti gli uomini per via di questo desiderio peccaminoso[, qua portato alla sua espressione massima ed inaccettabile; il non plus ultra del peccato: desiderare sessualmente la propria Madre. 

 

 

Per tutto ciò, Only God Forgives risulta essere il film più complesso e stratificato di Refn; quello più artistico ed astratto.

La sua pellicola più incompleta e confusa.

Il suo lavoro più traslitterato e trasmutato. Il suo lungometraggio più strano ed oscuro.

La sua opera più alchemica ed ipnotica.

(for Alejandro Jodorowsky

 

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“Penso che in Solo Dio perdona ci sia l’idea di un personaggio che crede di essere dio. È un poliziotto asiatico, quindi piuttosto estraneo da me. Ho attinto dal Vecchio Testamento, quando Dio dice: «Mi devi temere perché posso essere crudele, come mi devi amare perché posso essere gentile.» E questo è il grande dramma. Nel film c’è un approccio religioso riguardo alla violenza, nel senso che tutto si riconduce all’esprimere le emozioni.”

 

-

 

http://www.youtube.com/watch?v=k6m9_qmEJRY

 

Debolezza interiore. Manifestazione insicura di (im)potenza, di mascolinità. L'impossibile conquista di una precisa personalità sepolta nelle profondità della carne femminea. Ricerca di un'entità/eternità materna. Abbracci mancati. Ostentare violenza per nascondere i dubbi, per seppellire le domande. Il desiderio fisico di sentirsi amato da qualcuno, da una donna. Rapporto conflittuale con il sesso femminile; la madre ha occhi per altri corpi, per altri esseri viventi, non per Julian.

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=Eh45O6mcb-o

 

Lottare contro Dio. Time to meet the Devil. Esporsi, mettersi in mostra. In un certo senso è come combattere contro la propria incertezza sessuale e sperare di vincere per essere vincenti agli occhi degli altri. La volontà femminile che implicitamente spinge Julian verso il vuoto identitario. Metaforica lotta ultraterrena, indispensabile per dare una forma a tutto ciò che è terreno ed organico: sentimenti, ansie, desideri, rapporti, istinti. Combattimenti (interiori) che sottendono inesorabili bisogni uniformativi, necessari per raggiungere una sorta di riequilibrante mor(t)alità carnale, passando per un ineluttabile disfarsi corporale. Costituirsi alla legge dell'esistenza, del Super-(D)Io, di Chang. Consegnare lo spirito, il fisico, gli sbagli, a un giudice indecifrabile, promotore della stabilità in questa realtà scomposta.

Tutto ciò è anche un perdere contro il misticismo, l'inarrivabiliità di chi detiene il controllo, l'armonia. Si dà un volto a Dio solo per cercare una redenzione e delle risposte.

 

 

https://youtu.be/mJ4qDucAHwM

[dal minuto 3:20]

 

Solo Dio perdona, punisce per liberare. La sconfitta del corpo, il mutismo dell'anima - castrazione sessuale ed esistenziale. L'essenziale amputazione del peccato, della debolezza, dell'impulso, della violenza, della carne contaminata. Le mani, i genitali, la forza, la speranza. Sacrificio. La fine dell'ambiguità. La sconfitta acquista volume, luce. La sentenza decisiva avviene in un spazio indefinito, in un Purgatorio atemporale, nell'Eden immaginario, in cui solo Dio ha la facoltà di perdonare, punire. Non c'è resistenza. Immobilità corporea, impotenza spirituale. Faccia a faccia con Chang, con il Diavolo del bene. Ecco l'esecuzione, la mutilazione vitale, urgente e ineluttabile, dichiarata già dalla nascita. La morte non arriva, non è meritata, volta le spalle a Julian - si resta in stallo per sempre. Annichilimento totale. Madre, dove sei? Ora Dio canta, parla, professa la verità, la giustizia ai suoi discepoli, agli esseri umani. Questo è il momento più luminoso e cullante dell'intera pellicola. Sono tutti ipnotizzati: poliziotti, spettatori. Il vuoto è tutto attorno. Svuotati per sempre. La normalizzazione degli impulsi carnali.

 

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Only God Forgives è un'opera tremendamente terapeutica. L'aspetto curativo della pellicola di Refn è straordinario e importante - calmante, risanatorioMedicina violenta, essenziale. E' innegabile il valore officinale che il film riversa nei confronti dello spettatore. Nel Cinema in generale, questa funzione dovrebbe assumere un peso differente, fondamentale: l'autore parte da una situazione problematica, così da imprimere su pellicola tutte le sue ansie, paure, dubbi, difficoltà, al fine ultimo di poter esorcizzare il proprio Male esistenzialeuniversale ; ecco che questo genere di opera diventa, per il pubblico, esorcizzante ; lo spettatore si ritrova svuotato, liberato. Raggiunge la Catarsi. Ecco, per chi scrive, alcuni esempi imprescindibili di tale Cinema:

 

1) Only God Forgives è stato scritto da Nicolas Winding Refn in un periodo di grandi difficoltà finanziarie e di rabbia verso il mondo.

 

"Sì, l'idea per questo film nasce molto tempo fa, e poi si è concretizzato Drive, ma ho sempre avuto il desiderio di fare un film su un uomo che crede in Dio e cerca la fede. Ho passato un periodo difficile quando mia moglie era incinta della nostra seconda figlia. A causa dei loro problemi di salute stavo male, ero arrabbiato col mondo e con Dio e poi ho deciso di concentrare tutti questi sentimenti in una storia. [...] era una sfida impegnativa e ho realizzato che la nostra vita non era più nelle mie mani, ma in quelle di Dio, e non sono un credente. Ma ero così arrabbiato per quello che Dio mia stava facendo vivere, che volevo affrontarlo, volevo fargli del male: così nasce l’idea di un uomo che vuole combattere Dio.”

 

 

2) Antichrist è stato scritto da Lars von Trier dopo un lungo periodo di depressione che lo ha costretto a fermarsi col cinema e ricoverarsi in clinica.

 

"Ho fatto un horror pornografico per sfuggire alla depressione. [...] Due anni fa ho sofferto di depressione. È stata una nuova esperienza per me. Tutto, non importava cosa, sembrava poco importante, banale. Non potevo lavorare. Sei mesi più tardi, solo come esercizio, ho scritto una sceneggiatura. Era una specie di terapia, ma anche una prova, un test per vedere se avrei mai potuto fare un altro film. La sceneggiatura fu finita e messa in immagini senza molto entusiasmo, utilizzando circa metà delle mia capacità fisiche e intellettuali. [...] Con questo film ho cercato di reagire, di riprendermi rispetto a quando me ne stavo sdraiato a letto a fissare il muro per giorni. L'ho fatto per due mesi, ininterrottamente, senza avere l'energia di fare altro. È stata un'esperienza molto difficile. A quel punto non immaginavo nemmeno di poter tornare a fare un altro film. Ciò significa che per Antichrist non è che io abbia lavorato proprio a pieno regime. I medici mi hanno detto che occorre proseguire le terapie farmacologiche fino a cinque anni dopo la fine della depressione"

 

 

3) Possession è stato scritto da Andrzej Zulawski durante un periodo di forte sofferenza dovuto ad una crisi relazionale riguardante lui e la sua compagna.

 

"La storia è vera, un episodio della mia vita, una storia di coppia che non ho mai capito. Volevo vedere come questa sofferenza, questa violenza poteva essere esorcizzata. Era come una guerra vissuta, di cui bisognava dare una testimonianza. [...] Un film cruciale, perfettamente egoista e personale. Un film complesso perché la possessione va molto lontano. E’ successo a me ed ho sentito il bisogno di filmarlo. Avevo toccato il fondo. E’ uno stato odioso se non esiste un modo di scaricarsi dalle costrizioni terribili che la civiltà pone sulle spalle della gente. Dunque la possessione è un atto terapeutico”

 

Terapia cinematografica.

 

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Only God Forgives è un film perforante e sconcertante. Un'opera filosofica, galvanizzante e purificatoria. Un viaggio di ritorno verso l'utero materno - solo per questo motivo, il lungometraggio di Refn potrebbe essere definito come un film d'azione antropologica.

La pellicola è spesso accusata di essere vittima di un'estetica asfissiante; il punto è che la suddetta "prigione" formale è indispensabile per dare significato e valorizzare la coesistente "prigione" contenutistica, la gabbia ontologica in cui soffoca e collassa la vita di Julian. Il protagonista risulta paralizzato, bloccato nelle immagini. Ecco che, allora, questo "cappio simbolico" diventa un aspetto necessario, imprescindibile e catartico, così da giustificare la stasi vitale rappresentata dal personaggio di Gosling. Only God Forgives è, quindi, un'opera stringente e opprimente. Un abisso sfavillante in cui sprofonda lo spettatore, stando fermo, legato. Interiorizzando la caduta.

 

Only God Forgives è il torture porn del pensiero freudiano.

 

-

 

"L’arte è un atto di violenza, è penetrazione. Il mio approccio alla rappresentazione della violenza è in un certo senso pornografico. Ed è ciò che mi eccita che conta, non posso censurare questo bisogno. Non dimentichiamoci che veniamo al mondo con un forte istinto di sopravvivenza e per questo siamo tutti portati alla violenza, che è istintiva, ma col passare degli anni diventa molto più mentale, razionale, e l’arte ci permette di esprimerla come vogliamo."

- Nicolas Winding Refn -

 

E infine arrendersi, (con)cedere passivamente. La Vita in tutta la sua (agognata) immobilità. La calma.

https://youtu.be/mJ4qDucAHwM

 

(e poi...)

 

È il momento 

In cui Dio canta 

E ci si sveglia 

Dall'ipnosi

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