Regia di Harmony Korine, Alexey Fedorchenko, Jan Kwiecinski vedi scheda film
Tre episodi. Val Kilmer lascia il cinema e diventa un predicatore. Un russo inventa un visore ottico che viaggia nel tempo. Quattro ragazzi vagano festanti per una città evacuata, su cui sta per abbattersi un'alluvione.
Il tema di fondo è la quarta dimensione o, semplificando all'eccesso la teoria della relatività (come accade nei dialoghi del film), il tempo. Tre sono gli episodi che compongono l'opera: uno surreale, nel suo stile insomma, dell'americano Harmony Korine; uno fantascientifico del russo Alexey Fedorchenko (già tre pellicole all'attivo per lui) e uno drammatico del polacco Jan Kwiecinski, autore fino a quel momento di un paio di cortometraggi. Si tratta di un lavoro discontinuo, in sostanza, che trova un appiglio flebile nel concetto di quarta dimensione per unire insieme tre segmenti indipendenti (anche se Kwiecinski si diverte a inserire un paio di riferimenti all'episodio di Korine) dal differente valore estetico e contenutistico: il primo è quasi uno scherzo, un divertissement, ma inquietante nei toni e negli argomenti tirati in ballo; il secondo è ben girato, ma freddo e poco coinvolgente; il terzo piacevole, ma nulla più, forse un po' troppo dilatato nella narrazione. I tre registi si occupano ciascuno della propria sceneggiatura; Fedorchenko è coadiuvato da Oleg Loevskij e Yaroslava Pulinovich; l'unico attore di fama internazionale è Val Kilmer, che peraltro si diletta - oltre che in un personaggio decisamente sopra le righe - nella composizione e nell'esecuzione vocale del brano demenziale-nonsense che chiude l'episodio. Nel complesso un film con qualche spunto interessante, ma poco coeso. 4,5/10.
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