Regia di Nando Cicero vedi scheda film
Prima del cult L’ALLENATORE NEL PALLONE, Luciano Martino produttore e soggettista aveva già messo in caciara il mondo del pallone con IL TIFOSO, L’ARBITRO, IL CALCIATORE di Pingitore e soprattutto con PAULO ROBERTO COTECHINO, CENTRAVANTI DI SFONDAMENTO di Nando Cicero. Ultima cartuccia sparata o, come appare nel fotogramma dei titoli di testa sul suo nome, ultimo gesto dell’ombrello di un regista cresciuto nei set di Visconti e Rosi. Tre anni dopo LE MANI SULLA CITTA’ preferì darsi alla commedia con LO SCIPPO, poi qualche spaghetti western e infine la farsa con Franco e Ciccio assicurandosi un salario garantito. Girò opere discutibili (BELLA, RICCA, LIEVE DIFETTO FISICO…con Carlo Giuffrè in vacanza dalla Compagnia dei Giovani), parodie provocanti e trash (ULTIMO TANGO A ZAGAROLO), sorprendenti cult per critici come Germani e Ghezzi (W LA FOCA, a rischio carcerazione per guai con la censura) e commedie scollacciate da sfornare a gettone. Dei tre stakanovisti del genere (Laurenti e Tarantini) era il meno prolifico e probabilmente il più anarchico e inventivo. Sempre nei limiti del degenere. PAULO ROBERTO… fin dal titolo era un omaggio caricatura di Falcao, fantasista della Roma scudettata il quale doveva partecipare ma si ritirò all’ultimo momento. Cicero con Francesco Milizia imbastirono una storia su due sole partite di campionato: Napoli-Roma e Inter-Napoli.
Il campione brasiliano (interpretato da Alvaro Vitali) non è in forma, sbaglia tiri in porta e calci di rigore. L’allenatore e lo staff richiamano dal Brasile la fidanzata Lucilia dandole un ingaggio come ballerina nel locale dell’hotel in cui si svolge gran parte del film, per ricaricarlo almeno moralmente. Cotechino nei cessi di uno spogliatoio scopre di avere un sosia in Alvaro lo stagnaro che successivamente capita nell’albergo ad uopo per salvare in tutto e per tutto il campione mezzo bidone. Il sosia - in combutta con lo zio Mario detective strampalato - si presta volentieri al gioco ma deve difendersi da una spietata contessa scommettitrice e tifosa dell’Inter che tramite il fido Mandingo ordisce tranelli, trappole e attentati alla vita del doppio calciatore. Non solo, l’idraulico/sosia deve resistere alle tentazioni della bomba sexy Lucilia e ai suoi malocchi (innescati da lettere “anonime”), sopravvivere ad un sequestro di persona di tre banditi sardi e altre disavventure.
Cicero sguinzaglia Alvaro Vitali uno e trino (nel finale scopre una sosia femminile) in una commediola degli equivoci parente povera (di mezzi non di idee) del film con Lino Banfi. Infatti, se confrontata con quella diretta da Sergio Martino, non sfigura e guadagna punti grazie a numerose intuizioni. In primis anticipa di un anno l’arrivo di Maradona al Napoli, Cotechino gioca con la maglia partenopea sponsorizzata Latte Berna, ne anticipa pure il gestaccio recente (ad Equitalia) o meglio più che altro ne indovina il personaggio pittoresco e vincente che di lì a poco esploderà. “Alcol e donne…doping? clisteri di simpamina?” si domanda il giornalista Trombetti. Per il resto gag puerili, scatologiche e flatulenti non mancano, ma le chicche curiose e/o gustose sono altre. La Gazza ladra di Rossini ad accompagnare le gesta di una divertita Franca Valeri in sedia a rotelle quale perfida contessa. L’allenatore del Napoli Marzotti che scimmiotta Enzo Bearzot, il mitico Giancarlo Fusco nei panni di Trombetti fustigatore e adulatore del centravanti fa il verso al grande Gianni Brera “Sportivi italiani in piedi…”. Tiberio Murgia e Nino Terzo sono gli irresistibili babbo e figlio delle Brigate Pecorine. Carmen Russo dimena cosce e chiappe in ogni posa e parla in accento genovese piuttosto che portoghese. Mario Carotenuto è il solito grande attore che conosciamo. Moana Pozzi è una adescatrice di campioni che va in bianco. Alfonso Tomas l’arbitro denudato e mazziato. Enzo Andronico jettatore e pernacchio di professione. Vittorio Marsiglia direttore d’albergo e supertifoso scaramantico. Infine il caratterista fu generico Natale Tulli romano ‘de Roma tifoso dell’Inter (!). Un film talmente folle da suscitare simpatia e squarci di tenerezza quanto è squinternato e tirato via. Fine di un ciclo se non di un certo mo(n)do cinematografico di fare. Alvaro Vitali tornerà sul grande schermo cinque anni dopo con Sergio Citti e con alcuni inutili seguiti di Pierino. Cicero (saggio) pro domo sua no!
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