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L'uomo d'acciaio

Regia di Zack Snyder vedi scheda film

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La recensione su L'uomo d'acciaio

di supadany
8 stelle

A resuscitare “Superman” ci aveva provato, fallendo miseramente, Bryan Singer (“Superman returns”, 2006), l’arduo tentativo di riportare in auge l’eroe americano per antonomasia spetta in questo caso a Zack Snyder, proveniente da due cocenti flop (i comunque ambiziosi, ed irrisolti, “Il regno di Ga’hoole” (2010) e “Sucker punch” (2011)), ma questa volta aiutato da una produzione ad alta tenuta, con Christopher Nolan e David S. Goyer impegnati nel soggetto ed il primo anche nella produzione.

Trattasi di riscossa sotto (quasi) tutti i punti di vista.

Quando il pianeta Krypton è sul punto di implodere, Jor-El (Russell Crowe) riesce a spedire il suo figlioletto sul pianeta Terra dove viene cresciuto dalla famiglia Kent che deve vedersela ogni giorno con i suoi poteri paranormali.

Clark (Henry Cavill), questo il nome terrestre della creatura, cresce e sceglie una vita ai margini, tra mille dubbi e pensieri, fino a quando non si ritrova dinnanzi a resti della sua civiltà e soprattutto al redivivo Generale Zod (Michael Shannon) disposto a tutto pur di catturarlo e pronto ad invadere la Terra per ricostruirvi Krypton.

Superman è l’unica speranza per salvare il suo “nuovo” pianeta dalla distruzione totale.

 

Henry Cavill

L'uomo d'acciaio (2013): Henry Cavill

 

Al film non mancano alcune pecche, ma nel complesso possiede un fascino difficile da trascurare e più di un messaggio profondo e nemmeno troppo velato.

Così lo splendido inizio ci mostra il pianeta Krypton logorato nelle sue risorse e dilaniato dalle contraddizioni del potere, due aspetti che dovrebbero essere un monito riportabile all’uomo ed al nostro pianeta, uomo che viene più volte richiamato a rispettare razze e modalità di pensiero diverse (ovviamente all’inizio, e non solo, “Superman” è visto più che altro come un pericolo tale a quale a Zod).

Ma anche dopo si riesce ad abbinare un impianto spettacolare ad una storia costruita con maturità, il futuro eroe vive nell’ombra (con la barba e per il fisico, ricorda il primo “Wolverine”), ma soprattutto i rapporti col suo padre genetico (un saggio e posato Russell Crowe) e quello adottivo (bello rivedere Kevin Costner in un ruolo maturo) sono raccontati con una certa spiritualità, direi il massimo che si possa pretendere per un film che comunque non può che vivere di vero spettacolo.

Quest’ultimo, dopo qualche fiammata sparsa, giunge quasi spasmodico nella seconda parte (anche se a tutti gli effetti si parla di 13 di pellicola), si gioca molto sulla velocità dei movimenti, il panorama viene letteralmente devastato, un grande “show”, ma probabilmente in questo caso si tende a specchiarsi un po’ troppo nei potenti mezzi a propria disposizione, risultando anche un po’ troppo caotico nella messa in scena, per quanto la resa sia indubbiamente potente.

E per quanto riguarda gli attori, a parte i già citati “padri”, c’è proprio un gran bel materiale a disposizione; Henry Cavill mi lasciava dei dubbi, ma rispetto al Brandon Routh di “Superman returns” è un gran bel passo avanti (anche per le scelte dello script che lo aiutano ad andare oltre la superficie delle cose), Michael Shannon è un villain d’alta scuola (anche qui poi lo script aiuta, in fondo il personaggio vuole solo il bene della sua civiltà, “niente” che non farebbe qualunque leader mondiale col suo popolo a rischio, o per interessi), Amy Adams ha la tempra per offrire una Lois Lane, comunque da salvare, ma tutt’altro che indifesa e i comprimari di valore sono parecchi (ad esempio un’invecchiata Diane Lane), frutto di un casting quasi irrangiungibile per un film di questo genere.

Alla fine “Man of steel” va probabilmente oltre le attese (questo a parte i quasi 700 milioni di dollari incassati nel mondo), ma allo stesso tempo sarebbe bastato davvero poco per compiere un ulteriore salto in avanti, bastava giusto un po’ di omogeneità in più (nella seconda parte si “strappa” un po’ troppo con il resto), ma forse Zack Snyder, comunque positivo, non è pronto (e difficilmente mai lo sarà anche se “Watchmen” (2009) lascia qualche speranza) per un film “totale”.

Comunque già così c’è di che essere soddisfatti.

Notevole (e non solo nel suo campo).

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