Regia di Luigi Di Gianni vedi scheda film
Di Gianni segue da vicino alcuni rituali antichi che ancora oggi nel meridione vengono perpetuati per ringraziare la Madonna o fare voto a Lei.
La grotta, la gallina, l'uovo... e l'utero: numerosissimi sono gli oggetti e gli elementi terreni ritenuti simboli sacri da antiche credenze che partono dalla cristianità per sfociare in una terra di nessuno a cavallo fra paganesimo e blasfemia; il paragone del titolo (la Madonna in cielo, la vagina in Terra) esemplifica al meglio tutto questo, ma l'indagine sul campo effettuata da Luigi Di Gianni in questo mediometraggio è molto più esplicita e si dilunga senza bisogno di troppi commenti su riti, processioni, canti e balli messi in atto con strategica puntualità ancora all'inizio del terzo millennio fra Caserta, Foggia, L'Aquila, Salerno e svariate altre località del sud Italia. Una fonte naturale viene trasformata in luogo battesimale grazie a una leggenda di vergini trucidate in tale posto; fin qui possiamo semplicemente essere sgomenti o preoccupati, ma la perplessità degenera e diventa incredulità quando la macchina da presa inquadra una pila di mutande e reggiseni posta lì accanto, tutti pegni per altrettante richieste di fertilità. Quanto alle grotte, la cui affinità con la vulva paiono perfino superflue, in molti paesini usa ancora attraversarle in processione sacra per uscirne infine come se si venisse di nuovo al mondo; le galline sono invece un simbolo molto meno chiaro della vita di penitenza, purgatoriale, in quanto capaci solamente di svolazzare e quindi perennemente bloccate fra la terra e il cielo; ma ci sono anche le pagnottelle a forma di tette in onore di Sant'Agata e così via. Ennesimo lavoro di Di Gianni su tematiche religiose inquadrate da un punto di vista prettamente antropologico; ennesimo squarcio su un'Italia avvinghiata alle tradizioni e ciecamente, ostinatamente rivolta all'indietro. Affascinante e al tempo stesso inquietante. 6/10.
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