Regia di Billy Wilder vedi scheda film
“Osgood, voglio essere leale con te: non possiamo sposarci” “Perché no?” “In primo luogo non sono una bionda naturale” “Non m’importa” “E fumo come un turco” “Non m’interessa” “Ho un passato burrascoso: per più di tre anni ho vissuto con un sassofonista” “Ti perdono” “Non potrò mai avere bambini” “Ne adotteremo un po’” “Ma non capisci proprio niente, Osgood! Sono un uomo!”, con ciò che segue: solo un’intelligenza superiore può aver concepito un dialogo simile, nel quale ogni battuta significa qualcosa di diverso da ciò che sembra e il divertimento viene continuamente rilanciato fino al momento clou. Parte come un film di gansgter, addirittura con un appesantito George Raft che è una citazione vivente di Scarface; poi vira verso la commedia servendosi di uno spunto vecchio quanto il teatro, l’uomo che si traveste da donna, e non ce n’è per nessuno. Mentre Curtis si arrocca in difesa della propria virilità minacciata (“Dovreste avere meno di 25 anni” “Possiamo farlo credere” “Dovreste essere biondi” “Possiamo tingerci i capelli” “E dovreste essere donne” “Possiamo...” “NO, NON possiamo”), Lemmon spinge fino in fondo il proprio ruolo e diventa suo malgrado quello che la Monroe vorrebbe essere senza riuscirci: una mantenuta avida e cinica, oggetto del desiderio e allo stesso tempo dominatrice. Lo scrisse Emanuela Martini nel necrologio dell’attore: “fu proprio attraverso Jerry/Daphne che passarono le ambiguità più esplosive del film, i lati sommersi della convenzione (l’amicizia virile, per esempio), la dissolvenza incrociata tra mito del successo e matriarcato. L’impiegatino, in panni femminili, diventa subito una gold digger, una cacciatrice di marito ricco, ed è l’unica delle ragazze in tournée in Florida che riesce ad accalappiarlo”. Ed ecco la mitica conclusione, che alla fine di un decennio conformista e ipocrita sancisce la raggiunta confusione di ruoli fra i sessi e sembra aprire idealmente gli anni ’60: quelli di L’appartamento, Baciami, stupido e Non per soldi... ma per denaro, che non avranno più bisogno di ricorrere a espedienti tradizionali e un po’ stantii (il travestimento, appunto) e potranno colpire direttamente al cuore dell’American way of life. Marilyn non mi è mai piaciuta, né come attrice né tanto meno come donna, ma qui funziona dannatamente bene. Di fronte a un film del genere il commento è d’obbligo: qualcuno è perfetto.
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