Regia di Billy Wilder vedi scheda film
In qualsiasi dizionario o enciclopedia cinematografica si cerchi alla voce “A qualcuno piace caldo”, si assiste ad un florilegio di elogi e ad una valutazione a cinque stelle. Il giudizio unanime deriva dal fatto che il film di Wilder, forse il suo miglior film, è il non plus ultra nel filone “commedia sofisticata”: un equilibrato esempio di cinema brillante, divertente, garbato, piacevole. Non è il massimo quanto a divertimento, ma non è questo il suo scopo. Per le risate ci sono Laurel e Hardy, Martin e Lewis o il grande Chaplin. Wilder vuole fare un film luminoso, senza eccedere, ma soprattutto intende realizzare un film cinematograficamente “puro”. Se, infatti, è vero che l’atto cinematografico poggia le proprie fondamenta su un soggetto interessante, da trattare per farlo diventare una storia adatta al cinema (la cosiddetta sceneggiatura), allora “A qualcuno piace caldo” è un film ineccepibile. La bellezza del film sta difatti nell’idea cinematografica, nella sua realizzazione impeccabile, nell’evolversi mai banale delle vicende, nel bel finale (la scena conclusiva è certamente quella più famosa del film). E poi c’è una straordinaria Marylin, svampita e provocante come solo lei sapeva fare.
Ma da ricordare anche ci sono anche la mitica “I wanna be loved by you” interpretata dalla stessa Marylin Monroe, il gioco di scambi tra Josephine ed il magnate Shell (entrambi interpretati da Tony Curtis) o i (vani) inseguimenti dei gangster ai due travestiti. Queste ultime componenti riguardano il fattore “ritmo” (quello dei fianchi della Monroe, quello perfettamente ad incastro dei personaggi di Curtis, quello a metà tra thriller e slapstick del boss e della sua sgangherata compagnia di gangster). Il ritmo: ecco, oltre alla sceneggiatura, il vero plus del film. Ed è un belvedere.
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