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A qualcuno piace caldo

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su A qualcuno piace caldo

di genoano
8 stelle

Improbabili travestimenti, doppi sensi e buffissimi guai in una commedia farsesca e goliardica che omaggia il cinema degli Anni Venti e Trenta del XX secolo. Curtis fa da spalla di lusso al maestro della battuta amara Lemmon e alla regina di Hollywoood Marilyn, che canta splendidamente due classici della canzone. Voto otto, anzi, hot.

1929, l'anno del catastrofico crollo del mercato azionario di Wall Street: un sacco di gente è rovinata, e non può nemmeno bere per dimenticare, perchè c'è il Proibizionismo; i due musicisti interpretati da Curtis e Lemmon lasciano il freddo, la fame e le pallottole dei gangsters di Chicago e, complice un abilissimo camuffamento (chi potrebbe accorgersene?) trovano sole, lavoro e Marilyn in Florida (ma anche altri guai, sennò cosa racconta il film?). Wilder prende spunto da un film del 1935 ("Su con la vita!") che anticipava di decenni il "Cantante mascherato" di Milly Carlucci, da almeno un paio di corti di Stanlio e Ollio ("Zuppa d'anatra", con l'idea del travestimento per lavorare ed evitare una situazione pericolosa, e "Andando a spasso", con il gangster vendicativo che li perseguita come l'Indiano Joe con Tom Sawyer), e un poco dal "Satyricon" di Petronio; il titolo invece lo prende da un film con Bob Hope che a sua volta lo prende da un passo di una popolarissima cantilena per l'infanzia anglosassone su un porridge di piselli (che, dice la canzoncina, "a qualcuno piace caldo, a qualcuno piace freddo"), declinandolo in chiave doppiosensistica e jazz. Attraverso il passato si fa riferimento a qualcosa di più recente (per il 1959, anno in cui è stato girato il film): i musicisti di "Some like it hot" non possono lavorare se non camuffandosi perchè braccati dai gangsters degli Anni Venti, come tanti artisti del cinema USA dei primi Anni Cinquanta sono stati costretti a nascondersi dietro a dei prestanome (magnifico su quest'argomento il film "The front" con Woody Allen) per via delle persecuzioni anticomuniste maccartiste. Un trio di interpreti più azzeccato non poteva trovarsi: Curtis fa il piacione losco e beffardo, specialità della casa, mentre Lemmon, da bravo contrabbassista, si occupa della sezione ritmica del film, conferendogli brio col contrappunto delle sue battute secche, disilluse e folgoranti; anche Marilyn partecipa alla mascherata, interpretando diligentemente lo stereotipo della ragazza da sogno ingenua e sciocca, e riserva alla parte musicale del film il colpo d'ala: canta con così tanto talento "I wanna be loved by you", del 1928, e "I'm thru with love", del 1931, da renderle nuove di zecca, tanto che dal 1959 vengono sempre riproposte nella sua magnifica versione. Purtroppo il film eccede nel suo tono antiitaliano di fondo: va bene prendere in giro la mafia, ma quando chiami un tizio "mister Mozarella" e prendi in giro anche l'opera lirica sei andato un po' troppo in là. Beh, nessun film è perfetto.

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