Regia di Leslie Norman vedi scheda film
Interessante film di guerra però di impianto teatrale, dove quest'ultimo è un punto a suo favore e non un difetto. Infatti il regista Leslie Norman (assai poco noto) svolge un efficace studio sul carattere dei personaggi, sulle loro debolezze, ipocrisie, e cattiverie. E' una pellicola pacifista, in un senso però molto diverso dal pacifismo moderno o da quello ideologico di sinistra degli anni '70. Norman fa vedere allo spettatore, in modo discreto e non conclamato, ma allo stesso tempo molto efficace, quanto assurda sia la guerra con i suoi meccanismi di odio e di ostilità programmata tra gli esseri umani. Il giapponese prigioniero è un poveraccio come loro, con una famiglia che l'aspetta a casa, e durante la prigionia ci sono persino degli accenni di amicizia tra lui e un paio degli inglesi. Non è un mostro, è un essere umano come loro messo lì da altri a combattere una guerra assurda decisa molto lontano. L'aspetto interessante della questione è come l'inizio spontaneo di una certa amicizia tra i nemici venga subito dopo soffocato dai pregiudizi, dalla logica bellica, dall'odio preventivo verso il giapponese, e dalla cattiveria sempre latente nell'animo umano. Il finale, amarissimo, fa vedere come i medesimi comportamenti siano in voga tra i giapponesi nei confronti degli inglesi.
E' un film teso, ben interpretato, con dialoghi scritti come si deve, coinvolgente anche se povero di azione intesa nel senso comune. Non a caso diversi degli attori, fattisi notare, hanno avuto poi una discreta carriera. Ha anche il pregio di saper comunicare un messaggio bello e chiaro evitando comodi ma fastidiosi didascalismi.
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