Regia di Giorgio Diritti vedi scheda film
Si, ma bisogna andare per forza in capo al mondo (e che mondo!) per somatizzare le proprie sfighe, i malesseri e le incapacità di reagire? Per scimmiottare i Mission e fare il verso ai National Geographic? Lasciando dietro una famiglia intorpidita dagli anni e dai lutti in costante compagnia di un manipolo di suore che più brutte non si può?
Magari anche si, ma l'operazione ci è sembrata cartapestata e molto nicchiante verso un'utenza bendisposta ed incline alla commozione teleguidata... non per nulla uno dei frames che più colpiscono è quello di una baracca trascinata via dal fiume in piena, girato da popolazione locale un anno prima, per il resto si tende all'eccesso, dalla sottolineatura della maschera in perenne sofferenza della T(r)inca, agli stereotipi dell'immaginario collettivo; non c'è reale partecipazione, non riusciamo ad entrare a Manaus se non portatori/portati di/da mdp a spalla, e non ci commuove il finale da piccola castawayintothewild col bambinello spuntato dal nulla a strappare un sorriso di là ed una lacrimuccia di qua.
Molti plaudono anche alla suora criticata perché quasi impone Dio. Ma lei è in Missione per Suo Conto.
Augusta è lì per capriccio, in fondo.
Lo sa che c'era una Caritas, magari vicino casa?
E' questo percorso rivelatore che sa di calcolato stantìo, di viaggio organizzato, di avvenimenti telefonati coi telefonini che non si scaricano mai, di storie a tavolino, di favelas a buon rendere che salvano lo spirito comunitario.
Un giorno, probabilmente, tutti dovremo andare.
Almeno al cinema.
Non dico a vedere Oblivion ma neanche ad esorcizzarci l'anima con la Trinca spiaggiata...
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