Regia di Giorgio Diritti vedi scheda film
esiste una cura al dolore? allontanarsi dai luoghi natali il più possibile credendo di lasciare i dolori e i tormenti insieme alle mura e alle persone? augusta insieme ad una missionaria, ormai da 20 anni in loco, viaggia sulla grande arteria d'acqua del rio delle amazzoni portando aiuto e conforto cristiano agli indios. ma ad augusta quel "dare per avere" non piace e anzi la infastidisce sempre più fin tanto che si allontana da quel gruppo sovvenzionato tra gli altri da un'azienda che desidera costruire un resort nella foresta per turisti alla ricerca del "selvaggio addomesticato". ritiratasi in una bidonville su palafitte in riva ad un ramo del grande fiume ridotto a fogna a cielo aperto, augusta assiste all'ennesima tragedia di quella gente quando il figlio di una ragazza india viene creduto disperso nel crollo di una casa durante un nubifragio, e invece viene venduto dal padre per denaro. scappa di nuovo, in una disperata quanto privilegiata fuga, perdendosi in una spiaggia del fiume. mi è parso di riscontrare una di quelle ricerche titaniche tipiche di herzog, nel percorso che diritti intende fare alla sua augusta. quel lungo ritiro dal mondo civilizzato, dagli slums e da se stessa su quella spiaggia deserta mi ha sinceramente comunicato il bisogno-desiderio di perdere una parte di sè per ritrovarla finalmente rasserenata. quelle bellissime riprese lente sul grande fiume, gli acquazzoni, i tramonti con nubi che sembrano continenti verticali e la stessa jasmine trinca che si immerge in un mondo altro rifiutato e ricercato solo per traffici illeciti e indegni in una sorta di docu-fiction, riescono a svelare allo spettatore veramente quel disagio oscuro che perseguita augusta e la madre che da lontano segue la propria bambina in una ricerca che anche lei sta farticosamente annaspando di conquistare.
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