Trama
In seguito ad alcune tormentate vicende personali, la trentenne Augusta è partita per il Brasile allo scopo di trovare qualcosa che dia nuovo significato alla sua vita. Giunta in Amazzonia, in un primo momento affianca un'amica della madre, impegnata ad aiutare una piccola comunità di indigeni nei pressi dell'alto rio Andirà, ma poi, sentendo l'esigenza di riconciliarsi con il mondo, con sé stessa e con Dio, se ne distacca per ricercare un contatto più diretto con la natura e con gli indios del posto.
Approfondimento
UN GIORNO DEVI ANDARE: RITROVARE SE STESSI IN AMAZZONIA
Terzo lungometraggio diretto da Giorgio Diritti (Il vento fa il suo giro, L'uomo che verrà), Un giorno devi andare è stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Festival 2013. Sceneggiato da Diritti con Fredo Valla e Tania Pedroni, Un giorno devi andare è stato girato per gran parte in Amazzonia. A spiegarne le ragioni è lo stesso regista nelle note di regia: «Anni fa ho realizzato alcuni servizi televisivi e un documentario in Amazzonia. L’esperienza è stata molto coinvolgente: per la spettacolare bellezza della natura, per il dilatarsi di tempi, per la semplicità e la gentilezza delle popolazioni, in uno scenario che naturalmente porta a percepire la forza primordiale della vita, a interrogarsi sul ruolo dell’uomo e a indagare il senso di un “oltre” l’esistenza stessa, pervasi da qualcosa che è “altro”, trascendente, tanto presente quanto impalpabile.
Nell’occasione di quel viaggio, sono stati molti gli incontri con europei che hanno deciso di vivere la loro esistenza in quel territorio. Tra le tante figure mi incuriosì sentire citare sovente dai miei interlocutori la figura di un missionario italiano, Augusto Gianola, missionario del Pime vissuto in quell’area per più di trent’anni.Un uomo alla ricerca di Dio, un sacerdote che si spogliò del ruolo pastorale per calarsi in una condivisione umana con le persone più semplici e umili. La sua biografia, le sue lettere e l’esperienza diretta di incontro con altre persone in Amazzonia sono l’incipit di questo progetto filmico.
In quell’ambiente dove si dilatano i tempi, dove la natura richiama forte il senso di precarietà della condizione umana rispetto alla vastità dell’universo, il pensiero sul chi siamo, da dove veniamo e cosa facciamo sulla terra, diventa naturalmente parte del quotidiano, soprattutto nei lunghi spostamenti sul fiume dove la sospensione sull’acqua diventa affine alla sospensione del pensiero.
La contraddizione con l’Occidente, con il nostro concetto dominante di felicità, è forte: abbiamo conquistato molto, per certi versi abbiamo - possediamo - tutto, eppure non è così scontato essere appagati e saper condividere con gli altri non solo la quotidianità, ma anche la nostra interiorità, spesso assoggettata a ritmi di vita innaturali, dove l’esterno è fortemente invadente. E la crisi economico-sociale di oggi ci costringe a prendere atto che molti schemi sono saltati, che molte certezze si sono rivelate effimere.
Mi interessava indagare anche quell’ambito in cui la storia di una singola persona - nel momento in cui affronta una crisi intima - può in realtà diventare un’occasione di messa in discussione e di ricerca, seppur dolorosa, per una nuova possibilità di vita, più affine, che le assomiglia di più, dunque più autentica. E in questo senso, la storia di uno è in realtà la vicenda umana di tutti, universale».
AUGUSTA E SUOR FRANCA
Augusta, interpretata da Jasmine Trinca, ha trent’anni e un dolore: le carte ordinate e programmate della sua vita si sono improvvisamente sparigliate, e - quasi sospinta dagli eventi - ha raggiunto suor Franca in Amazzonia. Il suo sguardo sbatte spesso contro l'orizzonte infinito, e sembra voler andare oltre il punto in cui il fiume si incontra con il cielo, ma è soprattutto quando incontra gli occhi dei bambini indios che il suo cuore sussulta. In lei si agitano forze contrapposte: il desiderio di cercare certezze in cui trovare pace e la consapevolezza dei dubbi che la agitano. Per questo non accetta facili soluzioni e - al contrario - sente il bisogno di andare a scoprire la vita laddove si mostra forte in tutte le sue contraddizioni. Per questo fatica a tenere i contatti con la madre, che ama e con cui condivide un dolore, ma di cui forse avverte anche una sorta di rassegnazione. Nella favela di Manaus vive con gli abitanti difficoltà e lotte, ritrova spontaneità e vitalità. Stringe legami forti e si scontra anche con le durezze di una vita che, in nome della necessità di sopravvivere, mostra i suoi opposti: spinge alcuni verso opportunismi e violenze, ma lascia anche intuire che la possibilità di essere felici risiede anzitutto dentro se stessi.
La fede di suor Franca, impersonata da Pia Engleberth, non conosce il tormento del dubbio. È una fede semplice al limite dell'ingenuo nella dedizione totale, nata quando era ancora adolescente, così come la sua passione per indios e caboclos, per i quali si affanna con amore visitando da sola senza sosta i villaggi lungo gli affluenti del Rio delle Amazzoni da più di 20 anni. È una donna forte, risoluta e schietta, ma che fatica ad uscire dallo sguardo "missionario" sulle popolazioni indios e dunque a comprendere davvero la psicologia e la cultura di questa gente.
GLI ALTRI PERSONAGGI PRINCIPALI
Anna, la mamma sessantenne di Augusta dalla vita ordinaria interpretata da Anne Alvaro, è divisa tra i ricordi di un marito che non c’è più e il pensiero della figlia che se n’è andata, mentre si occupa della madre, Antonia. Nell’apparente banalità del suo quotidiano Anna è come anestetizzata alla vita e fatica ad esprimere le sue emozioni. Il suo sentimento materno, forte e istintivo, è bloccato dal senso di colpa per non essere stata capace di accogliere il dolore della figlia e starle vicino.
Antonia, la nonna di Augusta con il volto dell'attrice Sonia Gessner, è una donna il cui carattere forte e fiero non è minacciato dall'età ed è lo stesso che si ritrova nello sguardo di Augusta, nonostante la loro visione della vita sia - inevitabilmente - diversa. Guarda le cose come avrebbero dovuto essere e come invece sono andate, dietro a un'apparente durezza che lascia tuttavia trapelare la paura di aver bisogno degli altri e il desiderio di volersi ancora occupare delle vicende della figlia e della nipote. Nell’intimo padre Mirko (Fredo Valla) è sincero, il suo obiettivo è il bene delle genti amazzoniche. Un bene che non sa misurare altrimenti che con il fare, con il numero di fedeli cattolici guadagnati alla causa. Con la quantità e non con la solidità delle conversioni.È lo specchio di quella parte di religiosi della Chiesa missionaria che basa il suo intervento sulle grandi opere: non solo ospedali, scuole, ma chiese sempre più grandi e centri turistici, mattoni su mattoni, costruiti grazie al flusso di denaro che arriva dall’Europa. È sicuro di portare il bene, e che l'unica possibilità di evoluzione e sviluppo possibile sia quella offerta dai bianchi.
Padre Fernando (Davide Tuniz), gesuita quarantenne, lavora come operatore sanitario, crede nell'aiuto concreto a chi ha bisogno. Si pone in ascolto degli altri ed al loro servizio. Crede che il vangelo sia da vivere e non da predicare, e che sull'esempio avvenga una vera evangelizzazione.
Arizete (Teresa Benevides Schermuly Santos), madre e nonna, attorno a sé - in favela - ha una famiglia numerosa che gestisce mossa dal sentimento e dal valore di appartenenza alla comunità. Si incontra per caso con Augusta al Centro di salute di padre Fernando e successivamente la accoglie a Manaus come fosse una figlia.
Janaina (Amanda Fonseca Galvao), la nipote di Arizete poco più che adolescente e già madre di un bimbo, come gran parte delle ragazze amazzoniche vive nelle palafitte o nei villaggi sul fiume. È una figura di donna in cui Augusta non può fare a meno di specchiarsi. Janaina è una ragazza già madre, che vive nella miseria ma con grande dignità, è molto semplice, matura: la sua libertà dai preconcetti, dai pregiudizi, dai sensi di colpa, sono un invito a vivere, a lasciare che la vita si esprima ed in questo solco nasce e cresce un rapporto di amicizia con Augusta. Quando, in seguito a un evento tragico, Janaina verrà in Italia - quasi a scambiarsi l'esistenza con Augusta - il loro legame, seppur nella distanza, assumerà una valenza ancora più forte.
João (Paulo De Souza) è il nipote ventenne di Arizete, bravo ragazzo, lavoratore: una mosca bianca nella comunità della palafitta dove il machismo è la regola. Tramite lui, nonostante vi sia una differenza d’età, Augusta sente rinascere il desiderio di una storia d’amore, di lasciarsi andare. Ma João è anche figlio delle contraddizioni, e di quella terra in cui la priorità è comunque uscire dalla miseria: questo lo porterà a fare scelte in contrasto con la comunità in cui vive.
Note
Le immagini del terzo lungometraggio di finzione (dopo Il vento fa il suo giro e L’uomo che verrà) di Giorgio Diritti volano alto, liberate da movimenti di macchina che respirano le radici di luoghi magici e di un tempo che trascorre senza orologi obbligati a darsi appuntamenti. Ciò che stride sono le parole: perché dire (fuori campo) ciò che il campo già dice? Il sensibile regista bolognese forse dovrebbe decidere, almeno per il prossimo film, di avere più fiducia nello spettatore.
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Commenti (4) vedi tutti
Laudate Hominem.
leggi la recensione completa di mckUna moglie abbandonata: non solo ha perso il primo figlio, ma non sarà mai madre in futuro. Storia di ordinaria sordità maschile al dolore di una donna? No: è’ solo l’antefatto del terzo film di Giorgio Diritti.
leggi la recensione completa di laulillaViaggio in Brasile per la discreta Jasmine Trinca alla ricerca di una nuova identita' personale e cambio radicale di vita : il tutto assai scontato e poco prolifico per tutta la visione.voto.1.
commento di chribio1molto toccante e con una interprezione notevole. grandiosi i panorami e gli ambienti
commento di fralle