Regia di Shion Sono vedi scheda film
Se in Himizu gli echi del disastro di Fukushima facevano sentire la loro presenza, In Land of hope Sion Sono va ben oltre. Ricostruisce in maniera fittizia la tragedia stessa mutuandola fin dal nome immaginario della città di Nagashima, sorta di acronimo fra Nagasaki-Hiroshima-Fukushima, dove la l'armonia del territorio e dei suoi abitanti viene sconvolto dallo tsunami che indirettamente causa il disastro della centrale nucleare.
Lo stile di Sono non si limita soltanto ad una semplice cronologia degli avvenimenti, bensì mostra con sguardo amaro lo sfaldamento dell'intero tessuto sociale. La tragicità degli avvenimenti non impedisce comunque al regista di usare la sua cifra stilistica in cui il tragico si mescola al surreale (la barriera che delimita la sicurezza dalle radiazioni) ed al grottesco (la paranoia di Izumi nei confronti delle radiazioni).
La solarita della fotografia delle sequenze iniziali virano gradualmente verso toni più cupi come l'avanzare delle radiazioni, che agendo come un vero cancro incurabile, opera al tempo stesso barriere reali e fittizie, favorita dall'inefficienza e indifferenza di un governo che minimizza il disastro ed invita ipocritamente a sorridere per il futuro e preoccuparsi solo di mangiare, produrre e consumare.
In misura maggiore rispetto ad Himizu, Sono con questa pellicola attacca in maniera frontale la politica di un intero paese, mostrando e girando il film nei luoghi del disastro ridotti ad un cumulo di macerie e paesi fantasma dove la speranza non esiste più. Ottimo il lavoro di tutto il cast, altro fiore all'occhiello di questa pellicola, ma la prestazione di Natsuyagi Isao nei panni del vecchio Ono è da spellarsi le mani dagli applausi. Secondo me uno dei migliori film di questo regista.
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