Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film
Come già era successo per “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”, Mungiu sorprende sia per la rara oggettività del suo cinema, sia per la mera abilità registica, intesa come capacità di inquadrare e filmare. Come nella sua prima palma d’oro, dove le posizioni abortiste e anti-abortiste venivano entrambe spiazzate e lasciate irrisolte in torti e ragioni, così anche dopo questo splendido nuovo film persino un laicissimo garibaldino come il sottoscritto non può uscire dal cinema convinto che il prete, o la religione siano stati i veri colpevoli (perché non i dottori, allora?! La battuta della povera madre esasperata davanti al cadavere in ospedale rivolta alla cattivissima dottoressa verbalizzante, riesce addirittura a strappare una risata…). Mungiu anche questa volta non fornisce colpevoli, né tantomeno alibi, anzi vola altissimo (senza mai lasciare Terra) sopra tutte le posizioni, e lo fa “semplicemente” attraverso gli strumenti tecnici propri di un cineasta, svincolandosi intelligentemente da inutili e opprimenti responsabilità di analisi psicologica o sociologica. La “malattia” di Alina (mai spiegata, nessuna vera diagnosi… se c’è un alter-ego di Mungiu nel film è senza dubbio il dottore che la dimette dall’ospedale…) non è mai veramente inquadrata: durante i suoi attacchi violenti, il viso di Alina non è mai mostrato, solo una fugace sbirciata agli occhi, rapidissima dietro le spalle di una suora in un momento di tregua, ma niente di più, è solo un corpo seminascosto che si dibatte, una voce che grida, dietro il muro delle povere sorelle disperate. Nessuna pesantezza, a mio avviso, nei 153 minuti di film, non un fotogramma di troppo: i volti delle due protagoniste (ma tutti i volti) tengono la scena perfettamente, non c’è un calo di tensione mai, Mungiu tiene legati alla poltrona come pochi altri sanno fare. Meritatissimi i premi cannensi alla sceneggiatura e alle due attrici (non attrici, come a Mungiu piace scegliere, e indovinare). Fosse stato per me, avrei tranquillamente allungato la lista delle palme, a partire dal film per proseguire con la regia e la fotografia (una splendida periferia a 100 Km. da Bucarest che sembra uno spicchio di medioevo). Imperdibile. Persino in italiano (Sic!)
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