Regia di Roman Coppola vedi scheda film
“Una sbirciata nella mente di Charles Swan III”, questa più o meno la traduzione del secondo bizzarro lungometraggio di fiction del figlio di Francis e fratello di Sofia, quel Roman di CQ amico di Wes Anderson e compagno con quest'ultimo di esperienze di lavoro tra cui spot per marchi illustri e cortometraggi divertenti ed altrettanto bizzarri e di chissà quali altri interessi o affinità.
La vita e le sventure, i drammi tragicomici interiori che devastano mente e fisico di un noto graphic designer hollywoodiano in un imprecisato passato che da indizi sparsi ovunque potrebbe indicarci come rivolto tra fine '60 ed inizio '70, si incastonano a pennello nella ironica figura di Charlie Sheen (qui somigliantissimo a Michael Douglas anni '90), un attore che gioca astutamente su un suo presunto tramonto di star cinematografica (in realtà sopravvive egregiamente anche solo con i suoi serial di successo) per agguantare parti interessanti e spumeggianti, sfaccettate e folli come questa o come quella del Presidente nel recente sequel di Macete.
Un litigio che interrompe bruscamente una relazione imperfetta ma viva e vitale: la bionda e bella Ivana (la fatalona avvenente Katheryn Winnick), gelosa del successo che l'artista suscita sulle altre donne, diviene furente quando scopre foto compromettenti di Charles con altre donne, accatastate assieme alle sue.
Una burrasca dove i lampi sono sostituiti dal lancio di scarpe, la passione più forte della donna: decine di paia di calzature con tacchi vertiginosi che piovono sul poveretto, scagliate con rabbia da una donna ferita ed in fuga. Charles che cade nello sconforto: sedute dallo strizzacervelli che gli apre letteralmente la mente per esaminare le falle, le tare, le fobie, cercando di porre rimedio agli scompensi che lo turbano e lo affliggono.
La caduta di Charles sembra senza freni, afflitto tra problematiche familiari (la sorella Patricia Arquette, scrittrice nevrotica e fallita dalla famiglia numerosa ed invadente) apparentemente qualunque ma in grado di stressarlo oltremodo (la figura della nonna 95enne svampita che lo condiziona e giudica), mentre anche il più caro amico, uno strampalato cantante country barbuto (Jason Schwartzman, impagabile quando canta della pizza a domicilio che non arriva), sembra tradirlo nella scelta del nuovo responsabile di copertina dell'ultimo suo disco. Per non parlare del proprio commercialista (Bill Murray), pessimista e tutt'altro che incoraggiante, propenso pure lui alla autocommiserazione e fragile di nervi più di Swan, quando basterebbe al contrario una parola di conforto per scavalcare pareti rocciose alte come montagne.
Colorato, folle, con situazioni assurde e comicissime (indiani, anzi, pellerossa femmine procaci e ammaliatrici, piano bar con canzoni brasiliane romantiche e sdolcinate, un pappagallo per amico, un eroe, Charles naturalmente, che salva il mondo e la sua bella, situazione tipica di una diagnosi di un esaurimento nervoso annunciato) che scherzano su sentimentalismi e sdolcinature (“come fai ad essere così dolce col tuo spazzolino, e così ruvida e crudele nei miei confronti?” domanda Charles ad Ivana all'apice del loro duello), ripropongono spudoratamente siparietti alleniani tipo “ma come fa questa donna a pensare ad andare a sciare quando io sono qui che soffro e muoio lentamente”, A glimpse inside the mind of Charles III è un'opera buffa, stramba e riuscita grazie alla stretta intesa che regna tra interpreti e regista, divertiti e complici, e grazie ad una sana ironia che permette di affrontare argomenti di per sé anche seri, con la sfacciata vitalità sarcastica di chi desidera mantenersi leggero ma non rinuncia all'affondo.
Qualche simpatico cameo , come quello di un altro attore “coppoliano” recentemente rinato grazie a Sofia come Stephen Dorff, di Mary Elizabeth Winstead e Dermot Mulroney, un finale in spiaggia sulle orme della copertina tanto agognata del disco dell'amico, in cui i principali attori sopra citati si presentano al pubblico, come fossimo in un teatro trasferitosi sul mare, e pure il regista che si auto-sorprende intento a dirigere la scena finale, mentre il suo aiutante gli dorme accanto.
Charles Swan è pure o vuole essere uno stile, una tendenza, moda kitch e colorata che esplode nei colori pastello allegri delle autovetture improbabili in stile cubano che appaiono nella pellicola, come quella azzurra del protagonista con due uova fritte attaccate ad ogni portiera: un mondo ovattato e fintamente ingenuo dove le nevrosi e le insicurezze non solo alla fine molto diverse dai disagi e dai drammi interiori di oggi.
Presentato alla Festa del cinema di Roma nel 2012, il film di Roman Coppola ha trovato la distribuzione nelle sale francesi nell'estate del 2013, mentre rientra tra la sempre più folta schiera di film finiti vergognosamente nell'oblio e dimenticati dai nostri distratti o troppo calcolatori distributori nazionali, troppo business men, troppo poco cinefili.
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