Regia di Michel Gondry vedi scheda film
Non basta sapere che "The we and the I" (film di Michel Gondry presentato alla Quinzaine des Realisateurs di Cannes 2012, e in anteprima per l'Italia al Sottodiciotto di Torino) sia il frutto di un lungo lavoro di preparazione con gli stessi studenti che lo interpretano per spiegarsi come riesca magnificamente a rappresentare i giovani d'oggi.
Ultimo giorno di scuola in un liceo del Bronx, a New York. Un autobus riporta a casa i ragazzi, e il film ne racconta le comuni dinamiche, i rapporti tra loro - tra bulli, secchioni, ragazze ambite o emarginate - e quelli con gli altri, gli adulti che "abitano" insieme a loro il mezzo per un viaggio (dimentichiamo le distanze italiane!) che per alcuni dura fino a sera.
La trama è tutta qui, non succede nulla e succede di tutto, con un percorso diviso in tappe (la prima sui bulli, la seconda sul "caos", la terza sull'"io") che per alcuni di loro diventa anche il modo di farsi un'esame di coscienza e cercare di ripartire "nuovi" dal confronto con il "noi" del titolo.
All'inizio si rimane spaesati, la confusione spingerebbe lo spettatore a fare come alcuni adulti già sull'autobus che all'invasione dei ragazzi caciaroni e un po' sbruffoni rispondono con la fuga prima che le porte si richiudano. Ma invece, rimanendo e sopportando un po' (proprio come quando ci capita uno zaino ingombrante o i ragazzini fastidiosi che ascoltano musica e urlano) si impara a conoscere persone che a 16-17 anni hanno già un passato complicato e che - per molti dei co-protagonisti del film - magari si portano sulle spalle il peso di una famiglia che non li sa aiutare e che pretende da loro molto più di ciò che ci si aspetterebbe.
Raramente un film ha saputo mostrare i giovani per come sono, con i loro pregi e i difetti, facendoli "arrivare" al pubblico con una spontaneità e una verosimiglianza che colpiscono al cuore. E così la sedia del cinema diventa una sedia dell'autobus, le soluzioni visive di Gondry (calibrate ma sempre notevoli, come i "giochi" sui vetri) e una colonna sonora da applausi impreziosiscono un'esperienza incredibilmente coinvolgente.
La forza di "The we and the I", detto questo, rimane però soprattutto in un gruppo di attori/non attori che interpreta (quasi) sé stesso in modo eccellente, ben scelti e ben amalgamati da un regista che - per sua stessa definizione - rimane un "eterno dodicenne". Restiamo fino al capolinea.
(http://newamericancomedy.blogspot.it/2012/12/the-we-and-i-2012-di-michel-gondry.html)
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