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Patton, generale d'acciaio

Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film

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La recensione su Patton, generale d'acciaio

di Antisistema
8 stelle

La guerra è un qualcosa di tremendamente ingiusto; una follia collettiva che elimina e rompe ogni regola precostituita, lasciando dietro di sé solo uno sterminato paesaggio di rottami e morti.

L'ingiustizia maggiore è il fatto che alla fine ci si ricorda solo dei condottieri e mai dei poveri soldati semplici sacrificati come formiche sull'altare degli interessi geopolitici (Agamennone docet).

Conoscevo poco il generale Patton, dei comandanti della seconda guerra mondiale ci si ricorda spesso solo di Montgomery, Eisenhower e Rommel, ma in america la figura di Patton ha raggiunto uno status enorme, dovuto anche ai suoi modi eccentrici e alla scomparsa subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Un personaggio del genere prima o poi era sicura una trasposizione al cinema e per sua fortuna i produttori affidandosi alla grande abilità di sceneggiatore di Francis Ford Coppola e alla regia di Franklin J. Schaffner proveniente dal grande capolavoro del Pianeta delle scimmie (1968), abbiamo ottenuto come risultato un ottimo film e di conseguenza uno dei più grandi biopic della storia del cinema.

 

Karl Malden, Siegfried Rauch

Patton, generale d'acciaio (1970): Karl Malden, Siegfried Rauch

 

Non c'è alcun timore reverenziale da parte del duo Coppola-Schaffner nel mostrare le imprese militari del generale Patton (George C. Scott) dal 1943 durante la campagna d'Africa e l'invasione della Sicilia, fino alle battaglie sul suolo francese tra il 1944 ed il 1945. 

La possibilità di fare un'opera agiografica era molto forte, così come lo scadere nel conservatorismo militarista visto il personaggio (ed in effetti alla prima visione anni orsono lo etichettai come film fascistoide) ed invece coerentemente con la poetica di Schaffner, siamo alle prese con un ulteriore ritratto di un uomo totalmente alienato ed estraniato dal contesto in cui vive; l'ennesimo della filmografia di un regista che non sarà tra i grandi del cinema, però possiamo dargli il rango di piccolo autore.

Patton è in tutto e per tutto un uomo dell'800, il quale però si ritrova a vivere nel 900', un secolo molto veloce nell'evoluzione e capace di spazzare via ogni dottrina bellica precedente. Fosse per Patton, lui sfiderebbe in un 1 vs 1 Rommel decidendo con lo scontro le sorti della guerra, quasi come se fossero dei protagonisti di un poema epico, purtroppo la guerra del 900' ha perso qualsiasi accezione romantica per diventare un conflitto dove vince chi ha l'equipaggiamento e l'economia migliore per supportare lo sforzo bellico.

 

George C. Scott, Michael Bates

Patton, generale d'acciaio (1970): George C. Scott, Michael Bates

 

Il genere Patton si nutre della storia ed ha una visione deterministica di essa, egli cerca di sentire le voci del passato tra le rovine storiche e la vastità degli antichi palazzi inquadrati negli interni con un obiettivo grandangolare per dare ad essi una vividita' storica di testimoni di un passato grandioso e non più ripetibile.

Patton cerca di far combaciare la storia con il presente, in questo si dimostra un uomo consapevolmente alienato dalla contemporaneità visto che tutti gli altri lo guardano con sospetto ed i suoi uomini poco sopportano la sua ferrea disciplina e la sia scarsa considerazione verso le malattie psichiche riscontrabili sul campo di battaglia, che l'uomo scambia per vigliaccheria.

 

scena

Patton, generale d'acciaio (1970): scena

 

Patton ha scarsa considerazione per le vite dei suoi soldati, odia il concetto di difesa o mantenere la posizione poiché per il generale conta solo avanzare ed infonde nei soldati un forte spirito aggressivo cercando di ottenere la gloria sul campo di battaglia.

Poco rispettoso per le formalità, politicamente scorretto se non razzista (il doppiaggio italiano elimina molti suoi riferimenti agli italiani visti dal generale come popolo che non conosceva neanche l'udo delle latrine) sempre schietto e sincero (cosa che provoca molte polemiche sulla stampa) e poco accorto alle questioni politiche (Eisenhower più furbo nel gestire tutto questo, diventerà presidente negli anni 50'), che a suo dire rendono debole un soldato. Patton è un uomo nato e destinato alla guerra; non è un caso poi che il generale una volta finita la guerra alla fine fatalisticamente muoia, quasi a simboleggiare l'esaurimento della sua funzione; d'altronde con l'evoluzione delle armi e della tecnologia una figura come Patton è obsoleta.

Patton, Generale d'Acciaio è un vero e proprio Kolossal dalle molte location e grandi battaglie, si avvale di un grande George C. Scott, di una sceneggiatura accorta di Coppola (anche se troppo Patton-centrica; i tedeschi perché lo vedono come nemico numero uno?) e dell'ottima regia di Schaffner. Campione al box office del 1970 e vincitore di numerosi oscar tra cui miglior film, regia, sceneggiatura e attore protagonista.

 

George C. Scott

Patton, generale d'acciaio (1970): George C. Scott

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