Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film
La straordinarietà di questo film è che non si tratta una biografia pedissequa del generale Patton (che viene probabilmente idealizzato e trasformato in una cosa un po' diversa dal personaggio storico reale), ma sfrutta la sua ingombrante e controversa figura per fare un discorso puntuale sopra la guerra in tutte le sue sfaccettature. Ovvero, che cos'è realmente la guerra? Qual era il suo significato primigenio? In una fantasia molto suggestiva, Patton si immagina a risolvere il conflitto con la Germania in un duello solitario contro il feldmaresciallo Rommel: loro due, l'un contro l'altro armato, a combattersi nel deserto a bordo di un carro armato. Chi vince lo scontro vince anche la guerra. É un'immagine indubitabilmente di una bellezza mozzafiato. La guerra come eroismo, spogliata di tutti i suoi sottintesi politici, di tutte le sue abiezioni ed orrori: due uomini che s'affrontano, mettendo in gioco il proprio onore e la propria vita, per affermare il proprio sé. In un conflitto di tal fatta, à la Patton, non vincerebbe lo stato più ricco, quello con l'esercito meglio equipaggiato, o più numeroso: no, vincerebbe il soldato più valoroso. Patton, nel suo slancio, se vogliamo, incomprensibile verso la cosa bellica, s'allontana di molto da quello che la guerra significa nel nostro immaginario collettivo: abbraccia un mondo di astrazioni che ci sono estranee e sconosciute. Paradossalmente proprio così restituisce al fare la guerra una dimensione stranamente e romanticamente nobile. Sia chiaro, Patton non è un alienato e non è un retorico. Credo non ci sia immagine più ironicamente stridente della sequenza iniziale, famosissima, di Patton che conciona ai soldati di fronte ad un'enorme bandiera a stelle e strisce. Patton è tutt'altro che un patriota: per lui il valore dimostrato in battaglia è ciò che sta sopra ogn'altra cosa, non l'amore per la patria (qualunque cosa sia la patria). Per assurdo, Patton per combattere sarebbe disposto a marciare sotto qualunque bandiera. Qualcuno potrebbe vedere nel generale un alienato che ha perso il senso della realtà: io ci vedo uno che ha semplicemente trovato lo scopo della sua esistenza. E sento di nutrire una profonda affezione per i film di guerra come questo o Quella sporca dozzina, i quali non hanno premura di appesantire la tematica - già di per sé piuttosto ponderosa - più del necessario, ma la contaminano con spruzzate di sorriso e umanità vera.
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