Regia di Franklin J. Schaffner vedi scheda film
Le imprese del generale Patton contro i tedeschi dal 1943 al 1945 in Africa ed Europa. Un po’ film bellico, un po’ biopic, incentrato su un personaggio che sembra esistere solo in funzione della guerra e che significativamente morì poco dopo la fine del conflitto, come se avesse perso il motivo per cui vivere. Il film è piuttosto ambiguo: presenta Patton come una specie di invasato, che pensa al risultato senza curarsi delle perdite umane e che perciò entra in contrasto con il più moderato Bradley (significativa la scena in cui maltratta un soldato ricoverato in ospedale per turbe psichiche, dandogli dell’imboscato), ma poi non rinuncia a circondarlo di un’aura di grandezza (difficile cancellare l’impressione iniziale, con l’enorme bandiera americana sullo sfondo) e gli regala un’uscita di scena da condottiero romano, con la rievocazione degli antichi trionfi imperiali. George C. Scott non ritirò l’Oscar attribuitogli come attore protagonista, perché non riteneva di meritarlo: va bene che tra i concorrenti c’era Jack Nicholson per Cinque pezzi facili, ma una simile umiltà non è da tutti.
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