Regia di Jorge Torregrossa vedi scheda film
Ovvero, la fine dell’umanità così come la vedono gli spagnoli. Sapida dimostrazione di come quattro-ideuzze-quattro se messe bene in croce, con un parco attoriale che si guadagna la pagnotta senza strafare, e con l’aiuto di un impianto narrativo classico che si rifà al ‘viaggio ferale’, alla fine possano far tirare fuori un discreto film.
La storia l’abbiamo già vista chissà quante volte; un gruppo di amici, un’umanità abbastanza assortita per censo e psicologia, si reca in un casale sperduto in aperta campagna al fine di festeggiare, in un weekend sabbatico, il loro umano rapporto. Uno stare ‘insieme’ che la vita pare non aver consumato. Ma avviene l’impensabile. Uno strano fenomeno notturno provoca una ecatombe senza precedenti; le persone scompaiono piano piano quasi inghiottite da crepe spazio-temporali, e la comitiva inizia a vagare alla ricerca di risposte e di salvezza in un tragitto che qualcuno ha già misteriosamente vaticinato.
Tutto questo svolgimento è immerso in un narrazione piana e, a suo modo, affascinante, quasi si stesse dipanando davanti ai nostri occhi un intrigo fiabesco. Ed è proprio a quei vistosi libroni di fiabe, che sicuramente ci toccò aprire e riporre quando era nostra l’età dell’infanzia curiosa e spaventata, che l’opera di Jorge Torregrossa somiglia assai.
Una fiaba che finisce così come è giusto che finisca una fascinazione; spersa tra le nebbie irrisolte del mito, adagiata sulle acque cupe della leggenda.
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