Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Cineasta rigoroso ed elegante, Kim Ki-Duk, con 'Pietà', suo film n. 18, ha vinto il Leone d'oro alla Mostra del Cinema del 2012: l'avevo scoperto ai tempi di 'L'isola' ed ero riuscito a recuperare quasi tutta la sua filmografia antecedente, che colpiva per la violenza estrema ed il sadismo delle situazioni e dei personaggi, ma specialmente per il rigore della messa in scena, in cui nulla era risparmiato alla vista dello spettatore. Ora, a distanza di anni e di grandi film come 'Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera', 'Ferro 3' - il mio preferito - e 'La samaritana', il suo modo di fare cinema appare cambiato: le tematiche sono simili, essendo la storia, concentrata su due individui, un uomo che fa lo strozzino e impartisce punizioni 'esemplari' a chi non è in grado di rifondere il debito e una donna che si presenta come sua madre, che tenta di instaurare un rapporto, anche in maniera particolare, con lui, sullo sfondo di un paesaggio urbano degradato e degradante, simulacro di un mondo nello sfascio più totale, comandato dalla logica spietata del Dio denaro.
Diverso è l'approccio dell'autore poiché, rispetto alle inusitate violenze perpetrate dal protagonista ai malcapitati, spesso e volentieri Kim opta per il non mostrato, per un fuori campo che sembra contraddire il suo furente cinema dei primordi, dove non arretrava di fronte a nulla - vedasi le famose scene degli ami in 'L'isola' - mentre la poesia che trapelava da un'opera come il suddetto 'Ferro 3' qui si manifesta in poche sequenze.
Bravo l'attore Lee Jeong-Jin nel ruolo del 'recuperatore di crediti' e straordinaria Jo Min-Soo nella parte della co-protagonista femminile.
Non a livello dei grandi esiti del passato ma un film assolutamente da non perdere.
Voto: 7,5.
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