Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Dopo la pioggia di Oscar di “The hurt locker” (2008), Kathryn Bigelow riesce con quest’opera a migliorarsi ulteriormente (va detto che il sopracitato film non mi aveva “galvanizzato” come in precedenza altri della regista californiana) dando vita ad un’insieme più coeso, attraversato da una tensione sempre pronta ad esplodere (e non solo letteralmente per le improvvise esplosioni che segnano diversi passaggi) e con l’aggiunta di dettagli scomodi che in pochi avrebbero avuto il coraggio di proporre.
Dopo l’11 settembre 2001 Osama Bin Laden è l’uomo più ricercato del pianeta ed un team di agenti della Cia è costantemente alla ricerca di tracce che possano ricondurre alla sua cattura.
Tra le varie figure coinvolte c’è Maya (Jessica Chastain) che nella missione mette tutta se stessa e quando trova l’indizio sul quale è pronta a scommettere farà di tutto perché una missione che lascia ai più diversi dubbi venga portata a termine.
Come spesso accade ai film della Bigelow anche “Zero dark thirty” si fa notare per qualità tecniche sopraffine, quali una regia decisa e puntuale pur nella concitazione degli eventi ed un montaggio semplicemente scandito da tempi perfetti.
Due ore e mezza vissute costantemente al cardiopalma, dove anche dietro ad un silenzio o a un momento di riflessione non si può restare tranquilli o distanti, perché vi è sempre la sensazione di un possibile colpo di scena; e quando ciò si verifica non si tratta solo di momenti spettacolari in senso stretto, ma questi assumono connotati più profondi e spesso destabilizzanti con svariate sfumature al seguito.
Si entra così nei meccanismi decisionali dei centri di potere più influenti degli U.s.a. (attinenti i personaggi di James Gandolfini e Mark Strong), si assiste a disumane torture al fine di ottenere le informazioni (e la breve scena con lo stesso Obama a negare queste pratiche non consentite vale un ulteriore attestato di merito per la tenacia della Bigelow e del suo fidato sceneggiatore Mark Boal), alla pressione nervosa alla quale sono sottoposti coloro che lavorano in territori ostili sempre in corsa contro il tempo (gli attentati si susseguono), tutto raccontato con perizia e carattere e che trova nel personaggio di Maya (altra prova impeccabile di Jessica Chastain qui perfetto alterego della regista) uno sfogo decisionale di alta caratura.
Ovviamente non è un mistero quale sia il punto di arrivo della trama, ovvero l’eliminazione del ricercato numero uno per eccellenza, ma anche qui la precisione dell’azione e la meticolosità della (ri)costruzione sono esemplari con tanto di passaggio conclusivo, che vede nuovamente Maya in prima fila, secco ed al contempo in grado di lasciare qualche sensazione in più a germogliare.
Un’opera quindi fondamentale per come tratta temi spinosi e ricerche forsennate, ma anche un film di rara precisione strutturale che consacra ancora di più (ed ancora una volta) la Bigelow come regista di primissima fascia.
Teso e meticoloso.
Regia tecnicamente di altissimo livello, ma anche in tutta la costruzione assieme al fidato Boal denota una precisione d'intenti invidiabile.
Difficile individuare un'altra attrice che nei panni che riveste in questo film avrebbe potuto pareggiare la sua interpretazione.
Notevole.
Ruolo marginale che si distacca dalla maggior parte dei personaggi interpretati dall'attore.
Consono.
Figura tra i marines impegnati nella missione finale.
Aderente.
Anche lui compare tra le fila dei marines della missione finale.
Sufficiente.
Ordinario come il volto fa facilmente pensare ed anche per questo attinente.
Più che sufficiente.
Compare in un paio di scene, ma non passa di certo inosservato.
Merito del personaggio, ma anche del suo carattere.
Discreto.
Protagonista della prima agghiacciante parte.
Bravo.
Più che sufficiente.
Piccolo ruolo senza particolari tranelli o occasioni di rivalsa.
Sufficiente.
Interpretazione di tutto rispetto.
Più che sufficiente.
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