Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Onestamente mi pare che il film - come già il precedente della coppia Bigelow/Boal (ma forse, almeno stavolta, l’Academy si fermerà alle nominations) - sia stato un po’ troppo sopravvalutato (in tutti i sensi).
Per un verso, dalla critica cinematografica: io, infatti, non ho notato particolari estrosità filmiche e/o registiche che valgano a giustificare un’accoglienza che dire generosa è riduttivo (la media dei punteggi dati dalla critica e dal pubblico su Rotten Tomatoes sfiora l’incredibile cifra dell’ 86%). Però non rinfaccio al film la lunghezza e la mancanza di ritmo (e così pure la tensione, d’altronde in costante aumento dalla 2° parte); non poteva essere altrimenti, perché se di successi (nella caccia a Bin Laden) non ce ne sono stati per anni la Bigelow e Boal non se li potevano mica inventare di sana pianta (avendo voluto puntare ad una ricostruzione coerente e fedele dei fatti descritti).
Per altro verso, da parte di una fetta del giornalismo specializzato in politica estera e questioni simili (soprassederei sulle polemiche politiche invece, forse pretestuose o esagerate). In particolare, merita una riflessione la critica per cui la Bigelow - pretendendo di far accreditare il film come un’inchiesta giornalistica (appena screziata da alcune licenze artistiche) - avrebbe voluto far passare l’idea che per la cattura di Bin Laden sia stato davvero indispensabile l’uso di metodi “poco ortodossi”(diciamo pure infamanti) quali il waterboarding e molti altri. Peccato che l’uso di tecniche di tortura da parte delle agenzie d’intelligence governative (CIA) e non (TIL, Academi ecc.) sia un segreto di pulcinella da anni (anzi, le foto circolate nel 2004 sulle torture praticate nel carcere di Abu Ghraib erano decisamente più oscene). E purtroppo (al di là di qualsiasi enfatica declamazione di principio pronunciata anche da parte dello stesso Commander-in-chief delle forze armate statunitensi…il Presidente per capirci) da anni funziona così (e - si pensi alle extraordinary renditions - quando non sono agenti americani a tenere quei comportamenti sono comunque quelli di paesi compiacenti e opportunamente “incoraggiati” dagli americani stessi, come insegnano gli storici dell’Agenzia).
Ad ogni modo, fatta questa premessa, per come vengono descritti i fatti nel film non sembra neanche che si sia giunti all’individuazione dell’agognato bersaglio grazie a quelle pratiche, anzi; per anni le informazioni estorte in malo modo non hanno fatto altro che far brancolare nel buio l’Agenzia (e solo grazie all’intuitiva analisi di alcuni dati apparentemente irrilevanti si è arrivato a focalizzare l’attenzione su un possibile - ma, fino all’ultimo, ignoto - bersaglio).
Piuttosto, ho trovato stupenda la scena finale: il volto della vittima NON viene inquadrato e il suo riconoscimento è affidato esclusivamente a colei che aveva impegnato l’amministrazione USA in quella pericolosa missione (ovvero a colei che più di tutti aveva interesse a rassicurare i superiori sul suo successo)…e lei, con lo sguardo perso nel vuoto, versa qualche lacrima. Lacrime di gioia…o lacrime di disperazione? Forse un giorno la storia ce lo dirà.
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