Regia di Scott McGehee, David Siegel vedi scheda film
Maisie è la figlioletta di una coppia separata formata da una cantante rock e un mercante d’arte, che prima se la contendono e poi la trascurano. Riuscitissima trasposizione del romanzo omonimo di Henry James ai giorni nostri, nei quali è ancora più attuale che quando fu scritto. Maisie viene sballottata qua e là come un pacco postale, si affeziona a chiunque mostri un po’ di interesse nei suoi confronti: ha una commovente capacità di adattamento che può farla sembrare impermeabile a ciò che le succede, ma osserva e giudica. La storia viene raccontata dal suo punto di vista: perciò vari fatti si svolgono fuori scena (le sedute in tribunale, i nuovi matrimoni degli ex coniugi), mentre di altri arrivano solo i rumori da dietro una porta (litigi, telefonate). Il ritratto dei genitori è impietoso: persone immature, irresponsabili, che usano reciprocamente la figlia come un’arma, protestano di volerle bene ma non sono disposti a dedicarle il loro tempo e a rinunciare ai propri impegni. Il finale, che perfeziona quello del libro (dove Maisie rimaneva con l’anziana governante signora Wix, che nel film si intravede appena), può sembrare beffardo a un adulto ma è logico per un bambino: Maisie, costretta a crescere anzitempo, sceglie di vivere con i genitori che preferisce, a prescindere dai vincoli di sangue.
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