Regia di Scott McGehee, David Siegel vedi scheda film
Maisie è la figlioletta di una coppia separata formata da una cantante rock e un mercante d’arte, che prima se la contendono e poi la trascurano. Riuscitissima trasposizione del romanzo omonimo di Henry James ai giorni nostri, nei quali è ancora più attuale che quando fu scritto. Maisie viene sballottata qua e là come un pacco postale, si affeziona a chiunque mostri un po’ di interesse nei suoi confronti: ha una commovente capacità di adattamento che può farla sembrare impermeabile a ciò che le succede, ma osserva e giudica. La storia viene raccontata dal suo punto di vista: perciò vari fatti si svolgono fuori scena (le sedute in tribunale, i nuovi matrimoni degli ex coniugi), mentre di altri arrivano solo i rumori da dietro una porta (litigi, telefonate). Il ritratto dei genitori è impietoso: persone immature, irresponsabili, che usano reciprocamente la figlia come un’arma, protestano di volerle bene ma non sono disposti a dedicarle il loro tempo e a rinunciare ai propri impegni. Il finale, che perfeziona quello del libro (dove Maisie rimaneva con l’anziana governante signora Wix, che nel film si intravede appena), può sembrare beffardo a un adulto ma è logico per un bambino: Maisie, costretta a crescere anzitempo, sceglie di vivere con i genitori che preferisce, a prescindere dai vincoli di sangue.
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Concordo in toto sulla tua recensione che ha ben sintetizzato come meglio non sarebbe stato possibile fare, l'importanza di questa trasposizione cinematografica del romanzo di James del quale qui in Italia abbiamo avuto anche una eccellente versione teatrale fatta da Luca Ronconi per il Piccolo teatro di Milano nel 2002.. in cui Maise (non stupirti perché sembrava davvero una bambina) era interpretata da una stratosferica Mariangela Melato. Anche qui tutta la storia era raccontata dal suo punto di vista e questo (come nel film) riusciva a dare alla storia un'altra dimensione: i paurosi intrighi che condizionano la vita di una bambina di sei anni erano posti al centro di una ragnatela che aveva il sapore della pedofilia (l'attrazione che la bambina prova per il bellissimo Sir Claude , suo patrigno qui interpretato da Gabriel Garko che guidato dalla ferrea mano del regista se la cavava davvero con sufficienza piena) e dove la Signora Wiix molto più aderente al romanzo che nel film, era interpretata da un'altrettanto eccellente Annamaria Guarnieri. Così, da parabola antidivorzista, il romanzo finiva per assumere la forma di un tragico rendiconto sulla perdita d'identità e sul vuoto che il mito individualista del self-made man ha lasciato nell'epoca contemporanea.
Beh, la Melato dei tempi d'oro avrebbe potuto fare pure Claudio Villa: quindi non mi stupisco affatto. Del resto la bambina è adulta nello spirito, e infatti la ragazzina nel film è bravissima a evitare leziosità infantili e a rendere l'autenticità del personaggio (nella recensione non l'ho scritto, ma altri sì). Il romanzo l'ho letto una ventina d'anni fa, e sinceramente non ricordavo bene il finale: sono andato a ricontrollarlo dopo aver visto il film, e ho notato la differenza (migliorativa, secondo me). Grazie per il passaggio.
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